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Room 107

08-10-2007

EMILIE AUTUMN

"Opheliac"

Cover EMILIE AUTUMN

(Trisol/Audioglobe)

Time: (59:53)

Rating : 8.5

Descrivere "Opheliac" in poche parole non è affatto semplice, e tutt'altro che semplice e superficiale deve essere l'approccio dell'ascoltatore nei confronti del 'victorianindustrial', termine coniato dalla stessa Emilie Autumn (cantante-violinista divenuta famosa negli States grazie a Courtney Love e Billy Corgan, i quali in diverse occasioni hanno richiesto la sua preziosa collaborazione) per descrivere la propria arte. Nel caso contrario si rischia di trattare con sufficienza una proposta non originalissima ma ricca di personalità, nonché di far passare una brava e bella musicista con una solida base di studi classici alle spalle per l'ennesima, spudorata ed inutile comparsa del mondo gotico al femminile. Bisogna riconoscere, a scanso di equivoci, che la signorina Autumn fino a qualche anno fa era soltanto un fenomeno alternativo e piuttosto di nicchia, e che, senza l'intervento dell'abile etichetta teutonica Trisol (la quale, con un'ampia operazione di marketing, l'ha letteralmente trasformata in una macchina da soldi), oggi sarebbero effettivamente ancora in pochi a conoscerla. Sta di fatto che Emilie Autumn, volenti o nolenti, ha letteralmente invaso la vita di molte persone: ben due album, due ep e la ristampa del debutto autoprodotto nel 2002 hanno visto la luce in poco meno di un anno. Tuttavia "Opheliac" rimane a tutti gli effetti il capitolo più importante di questa storia, l'emblema di un'arte sottile e raffinata che la stessa Emilie incarna nel proprio corpo e nel proprio strumento. L'album e l'artista si fondono in una sorta di osmosi, l'uno non potrebbe esistere senza l'altra: entrambi un'arma a doppio taglio, superbamente capaci di ammaliare e sedurre l'ascoltatore-vittima con melodrammatico-vittoriane trame riadattate in chiave moderna, di avvolgerlo con delicata spensieratezza pop (anche se, in questo caso, il termine non ha niente da spartire coi circuiti mainstream), vedi le non troppo impegnate "Swallow" e "Gothic Lolita", ma anche di farlo sprofondare in una trappola di ritmi proto-industriali e di cacofoniche linee vocali, spesso al limite dell'urlato. Canzoni tragiche, i cui temi quali suicidio, disperazione, il dualismo amore-morte, rassegnazione e malinconia si snodano piacevolmente attraverso le note del vibrante violino elettrico della bella Emilie, le cui aspirazioni solistiche sono state forse un po' troppo castrate, e della compagine elettronica di cui esso si attornia. Ciò che viene espresso maggiormente dall'arte della nostra è però il sottile e spesso instabile dualismo della personalità umana, il concetto filosofico dell'eterna convivenza tra bene e male che da eoni vanta innumerevoli rappresentazioni a livello artistico. La Autumn struttura dunque di proposito il proprio disco sull'alternanza tra momenti più intimi e rilassati, nei quali l'interpretazione vocale si pregia di una qualità quasi cantautoriale ("Opheliac", "The Art Of Suicide", "Misery Loves Company", "Shalott"), e vere e proprie idealizzazioni elettroniche di sentimenti quali rabbia e frustrazione, lugubremente rivestite di fascino gotico ("Liar", "God Help Me", "Dead Is The New Alive", "I Know Where You Sleep"). Così come le sue travolgenti canzoni piene di rimandi, contraddizioni, metafore ed espressioni poetiche, Emilie può essere al contempo angelo o demone, devota sposa o incandescente concubina, dama ottocentesca o ninfetta industrial-goth: speriamo che tutto questo talento in studio sia benaugurale per una fedele trasposizione in sede live. L'appuntamento-prova del 9 è previsto per le due date italiane del suo "The Asylum Tour": il 14 dicembre al Music Drome di Milano ed il giorno successivo al Jailbreak di Roma.

Marco Belafatti

 

http://www.emilieautumn.com

http://www.trisol.de