25-09-2017
GENEVIÉVE PASQUIER
"Louche Effect"
(Ant-Zen)
Time: CD (59:53)
Rating : 8
Fra i nomi per i quali vi era più attesa c'è senza dubbio quello di Geneviéve Pasquier, la 'german noise chanteuse' ben nota per la sua militanza in formazioni come Jägerblut, The Musick Wreckers, UMB-Kollektif e, soprattutto, i blasonati Thorofon. Se si esclude infatti l'estemporaneo "Live One", contenente sia materiale da studio che live, edito in digitale e su nastro in sole 100 copie e realizzato non dalla solita Ant-Zen ma dalla sodale Raubbau, la Pasquier mancava all'appuntamento con un nuovo album dall'ottobre del 2009, ossia dall'uscita di "Le Cabaret Moi". L'attesissimo quarto full-length, confezionato in un essenziale quanto elegante digipack e nuovamente creato col prezioso supporto di Dan Courtman, è l'ennesima conferma delle doti della musicista/cantante, il cui songwriting si apre a soluzioni ancor più ampie e fascinose ove il forte background industrial viene sempre più centellinato. Basando sempre la propria scrittura su un'elettronica 'vintage' col cuore rivolto alle vecchie care modalità analogiche, Geneviéve imbastisce la sua opera più raffinata, completa e capace di coinvolgere l'ascoltatore in ogni istante, dalle soavi vocalizzazioni dell'opener "Apesanteur" allo sfuggente gioiello conclusivo per piano e voce "Dirty Blue". Un suono argutamente retrò che si manifesta in pieno tanto nella suadente "Skydance" che nell'electropop dal groove seducente di "I Wanna", sempre rigorosamente algido, come ribadisce anche l'elegante "Not Young Enough" nelle sue cadenze meccaniche. In questo riuscito mix la versatilità vocale della Nostra gioca un ruolo fondamentale, ed è in particolare uno dei picchi dell'opera quale "Misty Streets", in cui il cantato si dimostra particolarmente magnetico ed istrionico su basi più acide e 'grosse', a sottolinearlo con forza, non senza echeggiare certe cose della miglior Yendri. Qualche accenno ad ambientazioni industriali si individua nella sottile e soffocata "My Dear Fellow", mentre il pathos cresce sulle note di brani dalle tinte squisitamente jazzate come il dolente e vibrante gioiello "Louche" e la fragile "Too Many". Bene anche la sinuosa agilità a contrasto delle asperità ritmiche in "Sandscapes", il groove incisivo dell'umbratile "Enjoy Your Life" e gli echi sinfonici della mesta e dolente "Red Moon", ma fra gli highlights del disco è doveroso annoverare soprattutto "Gin Tonic", frizzante e carismatica song electropop dal piglio davvero irresistibile. Un'ora di musica ricca di sfaccettature ed umori, tenuta magistralmente insieme da una compattezza stilistica forte di un filo logico ben preciso, frutto di una scrittura di grande personalità ed intelligenza. Persa purtroppo per strada da tempo la già citata Yendri, spetta alla Pasquier - pur partendo da prerogative differenti - tenere alto il vessillo della miglior elettronica di derivazione industrial al femminile, e "Louche Effect" è la riprova di quanto tale ruolo le spetti di diritto e con pieno merito.
Roberto Alessandro Filippozzi
https://www.facebook.com/Geneviéve-Pasquier-257573707954