10-07-2017
MECHANICAL MOTH
"Neverything"
(Scanner)
Time: CD (56:26)
Rating : 6
Il progetto guidato da Tandrin torna col sesto lavoro in studio ad oltre quattro anni di distanza dal precedente "Unendlichkeit" (uscito poi un paio di anni dopo anche sotto forma di remix-album), sempre sotto l'egida di quella Scanner che ne ha curato le uscite sin dall'esordio del 2004 "Fallen Into You". Congedate Ivy, Salacity e le varie singer avvicendatesi sui dischi passati, l'act tedesco si è ricompattato con l'ingresso in formazione di altre cantanti quali Mieze, Rinni e Sophie, nuove compagne d'avventura di Tandrin per "Neverything". I MM, col loro ormai caratteristico electro-goth perfezionato in una carriera ultradecennale, hanno sempre guardato ad un target di pubblico affine a quello dei loro connazionali BlutEngel, producendo però cose più interessanti rispetto alla band di Chris Pohl soprattutto agli inizi, quando la voce di Tandrin vantava chiare influenze harsh ben inserite nel contesto. Il nuovo album prosegue nel solco già tracciato con una formula ancor più snella e diretta, quando non addirittura eccessivamente ammiccante, insaporendo il tutto con una congrua dose di chitarre distorte atte a potenziare i vari brani all'altezza dei refrain, nonché con porzioni strumentali squisitamente melodiche. Sembra però smarrito sia il mordente dei primi lavori, sia il maggior carisma del precedente opus, come si evince già dall'iniziale "Arise": diversi sono infatti i frangenti in cui si ammicca palesemente al pubblico con strutture leggere e refrain vagamente cantilenosi ("Tumbling Leaves", "Herzbeben", "Tanz Der 1000 Schnüre", "Dein Spiel" etc...), e la mancanza di nerbo finisce per pesare eccessivamente. La voce di Tandrin, più versatile ma meno incisiva rispetto al passato, si alterna a quella delle tre donzelle e vi si unisce per i ritornelli, senza però mai colpire veramente nel segno, tranne che in parte nella conclusiva e più convincente "Suicide Note", fra i momenti migliori dell'album assieme alla più accesa ed efficace "Nothing Prevails". Poco aggiungono sia la più sostenuta "House Of Glass" che la più malinconica "Flug Unter Den Sternen", due facce della stessa medaglia in un lavoro che si salva col mestiere e l'esperienza di Tandrin, ma che non rappresenta quel passo in avanti di cui il progetto necessitava per guardare serenamente al futuro.
Roberto Alessandro Filippozzi