10-07-2017
INTROSPECT VOID
"Behind The Fallen Monuments Of Time"
(Latex Records)
Time: CD (72:51)
Rating : 6
Nonostante il precedente "Reality Is Defective" avesse fatto registrare un buon salto di qualità, gli Introspect Void hanno atteso ben dieci anni per rilasciare il nuovo album, quarto in totale per il collettivo (verosimilmente americano, anche se è difficile trovare riscontri in merito) in vent'anni di attività discografica. Con un nucleo fondante di tre membri ed una dozzina di musicisti che complessivamente hanno gravitato attorno al progetto, l'act ha guadagnato nel tempo una certa credibilità, approdando per questa nuova fatica alla corte della Latex Records di Atlanta dopo tre lavori sostanzialmente autoprodotti. Sono lontani gli esordi incerti e caotici di "Communion" (1997), ed infatti il suono odierno degli IV appare molto più bilanciato, oltre che efficace ed agile nelle sue strutture, in linea con certa EBM anni '90 e debitore nei confronti dei seminali Front Line Assembly. Quella degli IV è un'EBM dal taglio algido e oscuro che accumula strati alla maniera di certi act in auge 20-25 anni or sono, forte di quel tipo di produzione in grado di far sembrare più organico un suono che nasce da synth e macchine. Le canzoni, sempre basate sui concetti che più affascinano i Nostri (futurismo, intelligenza artificiale e mitologie arcane), risultano tutte ben costruite, anche se la tracklist tende a rivelarsi fin troppo omogenea. In mancanza di forti caratterizzazioni in grado di far risaltare i singoli brani, gli oltre settanta minuti dell'opera risultano troppi in una scaletta che andava sfoltita di almeno tre/quattro episodi, onde guadagnare in efficacia complessiva. A parte qualche strumentale (tipo "Outer Ancestor", giocata su cadenze lente e piano), di varianti vere e proprie se ne intravedono poche, ed anche se la qualità risulta globalmente più che sufficiente, a svettare sul resto sono solamente la più tagliente "Progenitor", la solida e muscolosa "Burn Now (Cinis)" ed una "Or Meltdown" che si fregia della maggior durezza apportata dalla chitarra, mentre la conclusiva - ed ennesima - cover del classico dei Real Life "Send Me An Angel" non aggiunge granché ad un lavoro onesto sotto tutti i punti di vista, ma non certo imprescindibile. Se al quadro complessivo si aggiunge una veste grafica esageratamente spartana (con artwork a sole due facciate) appare doveroso ponderare attentamente l'eventuale acquisto, ma un ascolto è comunque consigliabile a chi apprezza l'EBM anni '90 e quel suo piglio che gli IV sfruttano bene.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.introspectvoid.com/