21-04-2017
LA BREICHE
"Le Mal Des Ardents"
(Cold Spring)
Time: CD (37:57)
Rating : 7.5
Fra i pionieri del pagan folk europeo vanno sicuramente annoverati gli Stille Volk, act nato nei Pirenei francesi che, sin da metà anni '90, si è distinto per un respiro alpestre divenuto un vero e proprio marchio di fabbrica. Attorno alla figura precipua di Patrick Lafforgue hanno gravitato più musicisti, fra cui Yan Arexis, che prese parte ai primi due album dell'act transalpino e che ritrovò poi Patrick nel progetto pagan black metal Sus Scrofa alcuni anni dopo. Evidentemente legati da una sincera amicizia e da un buon affiatamento, i due hanno ripreso in mano le sorti di La Breiche, vecchio progetto concepito anch'esso a metà degli anni '90, ma rimasto in naftalina fino a tre anni fa e con alle spalle solamente un demo-CDr datato 2014 ed uno split a quattro uscito lo scorso anno. Trovata nella titolata Cold Spring l'etichetta ideale per l'atteso debutto sulla lunga distanza, il duo confeziona un album - racchiuso in un elegante digipack a sei pannelli - che prende le mosse dai racconti del monaco francese Ademar De Chabannes, che narra di come nel X secolo un misterioso disturbo colpì i contadini, i quali iniziarono a sospettare di stregoneria o possessioni diaboliche, quando in realtà era un parassita della segale ad avvelenarli... In un periodo di forti superstizioni, dettate spesso e volentieri dalla paura, la situazione precipitò rapidamente, ed è facile vedere in tali vicende un parallelo coi giorni nostri, dove le credenze popolari sono state sostituite dalla follia autolesionista del 'politicamente corretto'... Musicalmente parlando, con La Breiche il duo intende spostare il confine fra musica medievale e contemporanea, implementando una netta matrice dark ambient al fianco di una strumentazione tradizionalmente folk che fa leva su strumenti quali ghironda, harmonium, fiati, percussioni ed altri artifizi dal sapore arcaico. Ne scaturisce un bel mix che alterna passaggi strumentali puramente folk ad una dark ambient evocativa, corroborando il tutto con una coralità vocale pregna di ritualità, come dimostra bene l'iniziale title-track. La solida e credibile commistione stilistica segue dinamiche fortemente oscure che trovano il proprio culmine in frangenti quali la tetra e nera "La Nef Des Fous" (vero picco del dischetto) e la breve "Apôtres Du Chaos", particolarmente minacciosa e maligna. La ritualità vocale di "Froide Lune" incontra una strumentazione stridente che eleva al massimo la tensione, laddove "Enfers" risulta più ipnotica nel suo intreccio; bene anche "L'Oracle Du Soleil", interamente giocata sulla coralità rituale del canto, mentre la conclusiva "L'Antre Du Pesteux" è, appunto, l'efficace rappresentazione sonica della discesa in un lugubre antro, prima di una gran finale folk di rara potenza evocativa. La degna conclusione di un lavoro altamente suggestivo ed assolutamente credibile, sapientemente creato da artisti di grande esperienza che sanno bene come tradurre in musica l'oscurità dei secoli perduti, piegando stilemi più moderni al fascino di un suono magnificamente antico.
Roberto Alessandro Filippozzi