23-06-2016
ERIK WØLLO and BYRON METCALF
"Earth Luminous"
(Projekt)
Time: CD (63:19)
Rating : 7.5
Da quando, nel 2010, il compositore norvegese Erik Wøllo si è accasato presso la Projekt, sono state molte le uscite che lo hanno visto protagonista nel catalogo dello storico marchio statunitense. Una fitta serie di pubblicazioni di cui "Earth Luminous" è l'ultima in ordine di tempo, realizzata nello specifico assieme all'esperto percussionista americano Byron Metcalf, altro nome ben noto a chi ha familiarità col catalogo Projekt. I due longevi artisti si sono incontrati nel 2010 al SoundQuest (festival organizzato dall'altro decano dell'ambient Steve Roach nella sua Tucson, in Arizona), ed anche se in quell'occasione non vi è stata l'opportunità di suonare assieme, entrambi sono rimasti così impressionati dai rispettivi set da ritrovarsi a discutere della realizzazione di un album a quattro mani. L'operazione ha però preso forma soltanto cinque anni dopo, quando i due hanno iniziato a lavorare ai brani scambiandosi file audio dalle rispettive basi logistiche. Così sono nati sette degli otto brani che compongono l'opera (l'ottavo, "Linked Stars", è stato registrato live nello studio di Byron in Arizona), il cui emblematico titolo ("Terra Luminosa") indica chiaramente la via intrapresa dai due navigati musicisti. Quello di "Earth Luminous" è infatti un concept sonoro giocato sulla luminosità delle linee melodiche tracciate da Erik, radiose effusioni ambientali di eterea leggerezza sulle quali si innestano gli impeccabili pattern ritmici di un maestro della tribal-trance come Byron. Ne scaturisce un suono che disegna scenari ampi, privo di tensioni, estatico nei suoi risvolti melodici ed avvolgente nel suo piglio ritmico che profuma di terra, capace di lenti ma inesorabili crescendo d'intensità come di meccaniche il cui fascino pacato risalta attraverso la forza della linearità. Temi di alto livello che, senza perdersi dietro ad inutili arzigogoli, centrano il proprio obiettivo: quello di sonorizzare scenari di luce con tratti che delineano la vastità degli spazi aperti, in un raffinato intreccio fra tastiere, chitarre più o meno 'sintetizzate' e percussioni dal respiro etnico. Un lavoro concettualmente stimolante che va ad impreziosire le discografie di due artisti dal curriculum importante, ideale per chi all'ambient non chiede solo e soltanto oscurità.
Roberto Alessandro Filippozzi