19-03-2016
STEVE ROACH
"Etheric Imprints"
(Projekt)
Time: CD (73:59)
Rating : 7
È caratteristica comune dei musicisti ambient quella di essere iperproduttivi, con decine di pubblicazioni nell'arco di un anno. Tutto questo non è solo dovuto ad una innata prolifica ispirazione, ma anche ad una materia musicale particolarmente adatta alle manipolazioni, anche minime, della stessa matrice sonora. Ma i musicisti autentici, quelli che alla fine fanno la storia e le fortune di un genere, sono coloro che riescono anche a imprimere svolte marcate nelle loro proposte artistiche. È il caso di Steve Roach, forse una delle massime espressioni dell'ambient, visto che le sue prime uscite risalgono all'inizio degli anni 80. Un percorso artistico impossibile da sintetizzare in poche righe, che ha trovato nuova linfa lo scorso anno grazie a uscite come "Momuments Of Ecstasy" o "Invisible". Tuttavia "Etheric Imprints" si presenta diverso dagli album che lo hanno preceduto. In esso la componente introspettiva diventa forte, ma soprattutto non evoca i paesaggi naturali o i rimandi alle culture ancestrali di molti suoi lavori, ma piuttosto un vuoto siderale, un senso di mancanza e di chiusura che potrebbe rispecchiare un qualche passaggio nello stato d'animo del suo autore. L'uso di ectoplasmi vocali campionati in "Indigo Shift" è quanto di più inquietante Roach abbia fatto in carriera e le atmosfere rarefatte e silenziose della title-track rimandano all'isolazionismo puro di Thomas Köner. Solo nel finale di "The Way Forward" si torna a respirare qualcosa del vecchio Roach, con i suoi flussi armonici e le sue microvariazioni sul tema. D'altronde il titolo stesso, "Etheric Imprints", è ben esemplificativo del contenuto dell'album: un imprinting eterico a livello dei corpi sottili, qualcosa di impalpabile e onirico, ma tremendamente influenzante sulla nostra psiche e sul nostro corpo. "Etheric Imprints" è la nuova sfida di un autore che, dopo 30 e più anni, trova la forza per mostrare nuovi lati della sua personalità: disco difficile ma di grande fascino, consigliato agli appassionati di ambient.
Ferruccio Filippi