01-03-2016
EWIAN
"We Need Monsters"
(Timezone)
Time: CD (39:32)
Rating : 7
Secondo lavoro sulla lunga distanza per questo trio (precedentemente un duo) tedesco, con all'attivo un EP, un singolo ed il valido full-length d'esordio, quel "Good Old Underground" che nel 2014 portò all'attenzione del pubblico il progetto Ewian attraverso il suo piglio malinconico e struggente di composizioni e voce, all'interno del quale erano riscontrabili diverse influenze provenienti dallo shoegaze, dal post-rock e un'attitudine tipica di gruppi come Radiohead, Muse o Sigur Ròs. Sotto l'ala della sassone Timezone, il progetto di Ewian Christensen rilascia nel novembre scorso questo "We Need Monsters", che se da un lato mantiene inalterata l'influenza di certe formazioni e sonorità a loro concatenate, propone anche novità di rilievo che fanno decisamente brillare di più la malinconica intimità insita nel leader. L'album può essere facilmente diviso in due parti distinte: la prima, composta dai primi cinque componimenti, mette in scena nuovamente ciò che era già stato espresso nell'album d'esordio, ma in maniera più raffinata e meno cruda. Forti le influenze di gruppi come Interpol o Radiohead, rispettivamente nelle cadenzate ed acide chitarre e nella triste melodia darkwave nel ritornello dell'introduttiva "Ticket From Kingdom Come" ed in "Star", col suo alternative rock dilatato e struggente composto da chitarre crude e voce intensa. Non mancano momenti più impalpabili come nel caso degli afflati di piano e voce di "Beautiful Lie", di tanto in tanto scossi da viscerali vortici post-rock col piano che ancora detta la melodia, od altri più apertamente ispirati a diverse scuole, come nello shoegaze dal piglio anni '90 di "Song For The Psychonauts" o le influenze di gruppi come Muse in "Sweet Swan", dalla linearità orecchiabile impreziosita da sperimentazioni destrutturanti di chitarra, in un connubio di ruvida attitudine alternativa e morbida linearità commerciale. A seguire inizia la seconda e più intimistica parte dell'album, nonché la più riuscita e struggente. Le chitarre vorticose e le percussioni sostenute vengono abbandonate per far spazio a paesaggi sonori siderei e freddi, rarefatti lasciti melanconici dove la vera protagonista diventa la voce acuta e sognante del leader. Così ci ritroviamo sotto ad una coltre impalpabile di echi chitarristici, cupe percussioni e bassi riempitivi ("Monster"); un piano malinconico, che si invola poi in continui brillii di tasti assieme a vocalizzi eterei e sognanti, a volte duri e a volte rassicuranti ("Quiet Like In Heaven"); soffi ambient, evocative note di tastiera ed un falsetto onirico commisto ad inquietanti afflati robotici ("Some Day"); ambientronica velatamente triste e cristallina ("Fragile Ghost") ed infine un ritorno improvviso delle chitarre dopo passaggi pianistico-ambientali attufati e tristi, da interpretare come un segnale sonoro di positiva speranza o profonda malinconia, a seconda del mood con cui si affronta l'album. Lavoro intenso e sentito in ogni sua nota, "We Need Monsters" lascia parlare l'intimità stessa del leader del progetto, preferendo mostrarla all'ascoltatore più nella sua essenza velata e fredda che in quella più crudamente ipnotica dell'esordio.
Lorenzo Nobili
http://www.timezone-records.com/