31-08-2015
AMANDAS NADEL
"Sticht"
(Echozone)
Time: CD (57:33)
Rating : 6.5
Amandas Nadel è una sorta di celebrità nella scena musicale tedesca: nella sua carriera ha avuto modo di lavorare come chitarrista dal vivo, in studio o in diverse sessioni sia con le sue due precedenti band Roterfeld e Lolita Komplex, sia come supporto a formazioni del calibro di Placebo, Subway To Sally, Mono Inc., Megaherz, Lord Of The Lost e molte altre. Dopo aver imboccato la carriera solista nel 2013 e dopo due anni di gestazione, esce per Echozone il suo album di debutto "Sticht", che vede il nome di Amandas in ogni dove, dalla produzione, ai testi, agli arrangiamenti, al mastering, al missaggio e persino all'artwork. L'approccio musicale di Amandas, per quanto egocentricamente impuntato sulla sua voce e la sua chitarra, vuole però dare una scossa alla scena rock tedesca: quella proposta dall'artista è una Neue Deutsche Härte rivisitata e portata su livelli più commercialmente orecchiabili, una sorta di collage tra melodie rock dal sapore vagamente indie che costituiscono l'ossatura delle strofe e momenti capitanati da riff rocciosi e tecnicismi vari nei ritornelli, senza dimenticare l'immancabile assolo di chitarra che conclude ogni pezzo di questo album d'esordio. La formula è sostanzialmente questa per tutta la durata del lavoro: a momenti più duri e tendenti al rock di matrice gotica ("Grinsekatze", "Vampir", "Der Schwarze Mann") si alternano ballad melodiche che smorzano la durezza generale, aprendo sicuramente il lavoro di Nadel ad un pubblico di ascoltatori più vasto che non vuole essere solo quello tedesco. Esempi lampanti sono "Mein Herz Sagt", l'ulteriore edulcoramento della voce femminile in "Hej, Danke!", "Von Ewigkeit Zu Ewigkeit" - pericolosamente vicina ad "Otherside" dei Red Hot Chili Peppers - e le ballad melodiche di "Männertränen" e "Sehnsucht". Per aumentare ulteriormente la vastità di pubblico che possa interessarsi al suo lavoro, Amandas aggiunge anche due remix per "Vampir" e "Der Schwarze Mann", che alla durezza delle chitarre aggiungono una ritmata verve EBM per un risultato da dancefloor da non sottovalutare, ed una bonus-track scanzonata ("Fritz, Die Maus"), bonariamente saltellante su trick di chitarra ed imperniata su di un'ironia di fondo che è comunque presente anche nel resto del lavoro. Nel complesso un album che fatica ancora nell'espatriare il genere, puntando su soluzioni a volte troppo melodiche e quindi facilmente annoianti, ma che mette comunque in luce un chitarrista dalla grande tecnica che ha cercato di alleggerire la seriosa e granitica scena tedesca con la sua voce ed il suo strumento assieme a pochi altri compari, atto del quale non possiamo che essergli grati.
Lorenzo Nobili