04-02-2007
SIVA SIX
"Black Will"
(Decadance/Audioglobe)
Time: (61:29)
Rating : 7.5
Circa un anno e mezzo fa la nostrana Decadance patrocinava il debutto di questo duo greco che, dopo trascorsi metal in gruppi come Rotting Christ, Septic Flesh ed Horrified, aveva intrapreso un nuovo cammino in ambito harsh-EBM col buon esordio "Rise New Flesh". Il sound creato da Noid (tastiere) e Z (voce) , seppur grezzo ed un tantino acerbo, si è rivelato da subito ben più interessante rispetto a quello di nomi ingiustamente blasonati come i sopravvalutati Grendel e gli ignobili Agonoize, ed oggi, col qui presente follow-up, le quotazioni del duo non potranno che salire grazie a dei passi in avanti più che tangibili. Anzitutto il suono, ora decisamente più rifinito e ricco, che aiuta la band ad incanalare meglio i propri sforzi verso la creazione di atmosfere ferali e tetre (che ben si sposano ad un intrigante concept lirico e grafico vicino a certo metal estremo), sebbene talvolta si avverta la necessità di soluzioni più dure ed harsh. Bene anche Z, oggi capace di vocals decisamente meno grezze (ma non meno malvagie, anzi) ed assai più suggestive, ma la crescita più evidente sta nella summa di tutti gli elementi del sound di SS, ora convogliati al meglio per ottenere canzoni più efficaci e meglio arrangiate, capaci di una gamma di soluzioni molto più ampia rispetto al recente passato. La maggior esperienza del duo, che evidentemente ha appreso in fretta le malizie del settore harsh-electro, si sente già dall'opener "See The Six", vorticosa e cattiva hit con un buon potenziale per i club al pari della più melodica e levigata "Heart Of The Master", ma gli episodi più interessanti non sono soltanto quelli più ritmati e danceable, come dimostrano l'apocalittica e sofferta "Now It's Dark", la caotica e frenetica "Mister" e la malefica, dura e distorta "Deep Black Will". Bene anche la bordata EBM "Line In... Line Down", capace di passaggi macchinosi e forte di un gustoso break apocalittico, ma il vero gioiellino dell'album è la possente ed anthemica "The Seal", impreziosita da spunti classici alla Tchaikowski (potrebbe essere un sample, ma il booklet ci dice l'opposto...) e da un refrain travolgente, verosimilmente destinata a diventare il cavallo di battaglia del duo. Tra strumentali dal taglio oscuro e qualche raro episodio sotto tono ("Pig", ad esempio, è sin troppo canonica), l'album scorre bene senza particolari intoppi, rivelando un songwriting molto più completo rispetto al pur pregevole debutto ed un acquisito 'know-how'. SS sono riusciti a sfornare un follow-up capace di tenere fede alle aspettative, e se col prossimo album riusciranno a crescere ulteriormente, liberandosi da certi schemi precostituiti ed indurendo un sound al quale, per tematiche ed atmosfere, non farebbe male una pompata di cattiveria, ne vedremo delle belle: per il momento, "Black Will" può rappresentare tanto un buon acquisto per i fans dell'EBM più malvagia quanto un buon punto di partenza per quei metalheads che cercano un ideale ponte fra il metal estremo e l'elettronica.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.decadancerecords.it/siva/
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