02-06-2015
ARCTIC SUNRISE
"A Smarter Enemy"
(Echozone)
Time: (43:13)
Rating : 8
Fra tanta quantità la Echozone non manca di buone intuizioni riguardo a certi esordienti, anche se quest'ultimo risulta un termine difficile da associare ai tedeschi Arctic Sunrise, poiché sia Torsten Verlinden (voce) che Steve Baltes (elettronica) sono gente che si trova negli 'anta' ed ha già molta esperienza sul campo a livelli professionali, finanche comune negli anni '90. Separatisi proprio in tale decade, i due si ritrovano dopo così tanti anni per questo nuovo progetto, differente dal passato comune, che dopo due singoli apripista giunge al debut album, previsto in uscita per il 3 di luglio. Il duo di Mönchengladbach è cresciuto amando profondamente nomi come Depeche Mode, Ultravox, Heaven 17 etc., ma a differenza di molti colleghi dal sound puramente revivalistico ha inteso fare tesoro del proprio background (fino in fondo, visto l'ampio utilizzo di hardware e suoni analogici) per forgiare un suono sì ricco di quello spessore melodico e perfezionista, ma in linea con una contemporaneità mai pretestuosamente retrò. Ed i Nostri lo fanno molto bene, essendo Steve un esperto manipolatore di ritmi, melodie, rumori e samples (nonché dotato di indubbio buon gusto) e Torsten un singer che non ha nulla da invidiare al rinomato connazionale Frank Spinath (Edge Of Dawn, Seabound) quanto a bravura ed espressività. Un binomio perfettamente bilanciato che inanella 11 valide canzoni, cantate, arrangiate e rifinite con classe ed ammirevoli per costruzione e trasporto, oltre che ottimamente prodotte. Se "Twilight", "Shellshock", "Nothing More", "200 Souls" o le più groovy "Beautiful Sunday" e la title-track sono begli esempi di come si debba fare del buon synthpop, episodi come la cadenzata e suadente "Violet" e, soprattutto, il cinematico gioiello "Somebody Says" dimostrano di cosa il duo sia capace e di quale sia il suo grande potenziale in prospettiva. Dei due singoli, "Real Life" ha tutto quel che serve per furoreggiare nei dancefloor (oltre ad un eccellente refrain che è una piacevole costante in ogni traccia), mentre "Dumb" sfodera una sfrontatezza meccanica e noisy che sfocia in una danza ipnotica molto suggestiva; chiude l'opera "Hold On", electro-ballad fine e squisitamente notturna che convince per onestà e passione. Pollice assolutamente in alto per un act con grandi capacità, qualità da vendere e qualcosa di realmente valido da dire nell'odierno panorama synthpop: chi ama queste sonorità non rimarrà deluso da questo superbo debutto.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.reverbnation.com/arcticsunrise4