13-04-2015
VISCERA DRIP
"Abattoir"
(Advoxya Records)
Time: (67:04)
Rating : 6.5
Uscito circa un anno fa, "Abattoir" è il secondo full-length del solo-project dell'americano Justin Thiele, dopo l'album d'esordio autoprodotto del 2012 "Sociopath". Se due anni fa la raccolta digitale "Psychopath", comprendente brani realizzati fra il 2001 ed il 2007, ci aveva dato l'idea di quanto il musicista del New Mexico avesse puntato al dancefloor nel processo di notevole crescita che lo ha condotto all'album d'esordio, con "Abattoir" la primeva matrice dark-electro viene ancor più sacrificata sull'altare dei club, e in fondo lo stesso Justin non ha paura di ammettere come il suo sound, sempre più orientato verso l'harsh-EBM, sia simile a quello di X-Fusion ed Amduscia. Non per forza un male, ma "Sociopath" sembrava evidenziare una volontà di variare schemi e soluzioni che, a conti fatti, si fatica a ritrovare in "Abattoir". L'opera entra subito nel vivo con la title-track, ben costruita fra tensioni ed inquietudine, con le consuete vocals laceranti ed un piglio da club indovinato, anche se poi la fisicità del beat diverrà il leit-motiv in lungo e in largo, con la scattante e più scarna "Shut The Fuck Up", la dura "Hell Of A Life", la ribollente "My Final Prayer" e via dicendo, con qualche melodia di facile presa mutuata dalla techno ("Buried Above Ground") che inizia ad imporsi fra quei samples cinematografici che tanto piacciono a Justin... Brani senz'altro ben costruiti, carichi di rabbia e scuri quanto basta, arrangiati come si deve ed attenti all'apporto melodico, col livello della produzione in crescita, ma fra una più ricca "This Little Piggy" e la sovraccaricata "Stay Away From Me" si avverte la mancanza di reali varianti, che spesso è il limite principale di lavori come questo. Spiace, anche perché la più cadenzata "Not Your Son" ed una "We Will Get What We Deserve" sempre dinamica e groovy ma capace di pregevoli arrangiamenti horror sono la riprova di come Justin possa e debba osare di più. In chiusura trovano spazio 5 remix - in vero non indispensabili - di brani dell'album firmati da altrettanti colleghi della scena electro più dura, tutti proiettati verso le piste dei club, coi Venal Flesh ad offrire la prova migliore con una solida rilettura di "Buried Above Ground". Il prossimo album ci dirà a cosa potrà realmente aspirare Viscera Drip, sperando in una crescita più marcata di quella fisiologica evidenziata con "Abattoir".
Roberto Alessandro Filippozzi
https://visceradrip.bandcamp.com/releases
http://www.advoxya-records.com/