08-03-2015
BERNHOLZ
"How Things Are Made"
(Anti-Ghost Moon Ray Records)
Time: (39:56)
Rating : 7
Ci sono musicisti che passano la propria vita artistica - e non solo - alla ricerca dei suoni giusti, del groove perfetto. Spesso può accadere che si dedichino a produrre le cose di altri, sia per il gusto di fare musica in generale, sia per poi poter rielaborare gli spunti sentiti qua e là e farne materia propria. Potrebbe essere questo il caso di Jez Bernholz, musicista di Brighton, co-fondatore dell'etichetta Anti-Ghost Moon Ray per la quale sono usciti progetti come Gazzelle Twin e Acquaintance. A fine 2014 il buon Jez ha deciso di rompere gli indugi e, facendosi chiamare solo con il cognome, ha fatto uscire il debutto "How Things Are Made", anche se in realtà c'era stato un singolo uscito nel 2012 dal titolo "Austerity Boy", qui riproposto come prima traccia. Già il titolo possiede un'aura vintage che viene confermata dall'ascolto delle tracce presenti. Il disco, infatti, strizza l'occhio a certo synthpop degli anni '80, anche se con un approccio moderno e, in qualche caso, avanguardistico. L'anima synthpop esce prepotentemente nell'opener "Austerity Boy", bella per cambio di ritmo e atmosfera eterea, ma anche in "Horses Pt. 2", in cui si sentono reminiscenze della 'machine music' Kraftwerkiana. Tuttavia se in queste due tracce l'attitudine synthpop è miscelata con altri generi, è in "My History" e "What You Want To Do" che Bernholz omaggia compiutamente quello che è stato il periodo aureo della new wave. Comunque il disco non vive, per fortuna, di solo synthpop. Nel programma ci sono anche tracce sperimentali e contaminate, come la bella "The Modernist", apice avantgarde del disco, che parte minimale, prosegue fra canti gregoriani e atmosfere blues per finire in crescendo rumorista che enfatizza le istanze precedenti. Un altro brano che si distacca dall'immaginario synthpop è la title-track, costruita su un'inquietante struttura dark ambient. Nel complesso "How Things Are Made" è un buon disco: onesto, coinvolgente, ben realizzato, forse un po' troppo orientato ad omaggiare gli anni '80, ma d'altra parte per l'autore è quello il periodo sonoro di riferimento. Pur non possedendo i crismi del capolavoro o della pietra miliare, "How Things Are Made" dimostra il talento e la passione di Bernholz nel 'fare le cose'.
Ferruccio Filippi
http://www.antighostmoonray.com/