29-12-2014
ANDREAS GROSS
"Goodbye Mainstream"
(Echozone)
Time: (42:36)
Rating : 7
A due anni esatti dal precedente "Grounds Of Ashes", album che aveva risollevato le quotazioni del monicker Andreas Gross dopo lo scialbo "Autumn Inventors", la band di Colonia torna con un nuovo full-length che denota autoironia già dal titolo, che vedrebbe i Nostri abbandonare un circuito mainstream del quale non hanno ovviamente mai fatto parte. In realtà l'act, che ha ridotto all'osso la line-up passando da quintetto a trio (in passato era stato addirittura un seven-piece), è uno fra quei vari nomi della scena oscura che avrebbe delle carte da giocarsi nel panorama mainstream se solo una major vi scommettesse sopra, alla stregua di quanto fatto con Morcheeba, Hooverphonic o i primissimi Sneaker Pimps. Non che il trio tedesco sia così commercia(bi)le, ma la suadente ed ariosa miscela di trip-hop, darkwave, shoegaze e dream-pop dai riflessi indie-rock che riesce a creare, se supportata da refrain più immediati ed accattivanti, potrebbe produrre singoli del livello di "Mad About You" o "6 Underground". E questo oggi più che mai, visto che dietro al microfono - come auspicavamo - è rimasta soltanto Swenja Schneider, collaboratrice di lunga data del combo che fu vera protagonista solo nell'album del 2005 "Borderline Poetry", curiosamente considerato dalla band come il primo ufficiale (quello attuale sarebbe l'ottavo), quando in realtà si contano almeno altri tre full-length prima di esso. Il songwriting del nuovo lavoro prosegue sulla falsariga del precedente, con buona compattezza e senza vertiginosi alti o bassi, dall'atmosferica introduzione "S.E.B.O." alla conclusiva traccia bonus, ovvero una dimessa cover acustica della ben nota "Hurt" dei Nine Inch Nails (unico momento dove la voce è maschile). Swenja, con la sua ugola dolce e gentile, è la protagonista assoluta, dalla potabile cover della celeberrima "Sleep Walk" (brano del '59 tornato in auge grazie all'inclusione nella soundtrack del recente successo horror "L'Evocazione") a momenti più dolenti e piano-based ("Outpost", "Deferred" e l'appassionato strumentale "Eat Pray Suck", il cui titolo pare ironizzare con feroce sarcasmo su di un pessimo film con Julia Roberts), passando per l'ariosa dolcezza di "Holding Up The Halo" e l'altalena emotiva di "Ecce Homo", con l'elettronica sempre pronta a bilanciare il tessuto sonoro, intrecciato con grazia e maestria negli arrangiamenti da Andreas e dal chitarrista Christian Bohr. C'è solo la cornamusa suonata dall'ospite Manuel Huhn ad impreziosire uno strumentale senza sussulti come "Time Seller", mentre i momenti migliori dell'opera sono senza dubbio la magnetica e carismatica title-track e la suadente ed efficace "Writing Letters To Ghosts", massime dimostrazioni del buon lavoro di costruzione del mastermind Andreas, incaricato unico del songwriting. Magari non ispirato come il precedente album, "Goodbye Mainstream" resta comunque una buona prova da parte di una band che ha trovato un proprio stile e che in futuro, in un momento di particolare ispirazione, potrebbe eccellere ben oltre le aspettative. Disponibile in CD o in vinile (che comprende comunque anche la copia in CD).
Roberto Alessandro Filippozzi
https://www.facebook.com/andreasgrossofficial