22-10-2014
23rd UNDERPASS
"Real Life"
(Nadanna)
Time: CD 1 (78:14); CD 2 (76:36)
Rating : 5.5
Basta lasciar passare pochi secondi dopo aver premuto 'play' per avere la netta impressione di ascoltare un qualche disco poco noto della prima metà degli anni '80, e invece "Real Life" è soltanto il primo lavoro sulla lunga distanza di un progetto praticamente esordiente, se si esclude una breve e fugace uscita in vinile nel 2009... Parliamo di 23rd Underpass, act ellenico guidato dal compositore Costas Andriopoulos e spalleggiato dalla singer/liricista Nadia Vassilopoulou, il cui album d'esordio, oltre ad uscire in tutti i formati più usuali (CD, digitale e anche vinile, seppur con una tracklist diversa), rappresenta anche la primissima release targata Nadanna, nuova etichetta nata dall'unione d'intenti dei rispettivi mastermind della Anna Logue Records (Marc Schaffer) e della Electro Aggression Records (Nader Moumneh) per promulgare sonorità minimal synth, italo-disco ed electropop. 23rd Underpass è pienamente in linea con tali prerogative già a partire dai suoni impiegati, al punto da non potersi esimere dall'elencare fra le proprie influenze il nome di Gazebo (a cui 'ruba' quel groove moderato e suadente), storico protagonista di quel pop elettronico che nei primi anni '80 puntava tutto (o quasi) sull'orecchiabilità di una proposta dove la melodia regnava incontrastata. La caratteristica del progetto, a parte qualche spazio vocale che Nadia si ritaglia, è quella di non avere una figura di riferimento dietro al microfono, e purtroppo il livello degli ospiti intervenuti non sempre si rivela adeguato: Giannis Dimoulas, ad esempio, affossa sia le iniziali "Planet 21" e "Tears In My Mind" che quella "The Night Has Come" dove è presente anche Nadia, fra cantati costruiti male, testi a corto di idee e ritornelli decisamente sbagliati... La Vassilopoulou è l'infelice protagonista vocale di "Everytime", e globalmente non offre certo una prova degna di nota, ma si riscatta in parte con "Remember", melodica, easy, algida e leggera come certe cose francofone di almeno trent'anni fa, evidentemente più adatta ad una voce con pochissime frecce al proprio arco... Meglio la parentesi con Leo Skiadas, soprattutto in quella "Because Of Me" che rimanda direttamente al Michael Cretu solista ed in quella "Chances" melodiosa e ancora memore del già citato Gazebo, sebbene dei limiti evidenti affiorino anche nella sontuosa "My Life" ed in "Invisible", dove il singer si rivela tutt'altro che impeccabile... Musicalmente Costas non osa mai, attenendosi scrupolosamente alla lezione dei propri dichiarati maestri, e per sua fortuna nei due brani conclusivi ("You'll Never Know" e "Sometimes", gli stessi del 12" del 2009) è possibile riascoltare la voce di Taxiarchis Zolotas, senza dubbio autore della miglior prova del disco, non a caso nei due momenti dotati di maggior spessore ad ogni livello. Questo per quanto attiene al primo CD, che si differenzia dalla scaletta del vinile anche per via di sole versioni estese dei brani (salvo in un caso): una scelta fortemente discutibile che funziona forse in un caso o due, anche perché non stiamo certo parlando di perle senza tempo come "Duel", "Shout" o "To France"... Il secondo CD è composto di soli remix (salvo in un caso, anche qui) e figurano anche tracce non presenti nell'altro dischetto, come le potabili "Real Life" e "Running"; praticamente impossibile trovare nomi legati alla scena a tinte scure fra i remixer, i quali ben poco aggiungono alle versioni originarie se non un po' più di profondità, al punto che il solo a distinguersi - specie per un taglio sonoro più moderno - è il producer svedese Tobias Bernstrup, la cui 'doppietta' chiude dignitosamente un 'surplus' senza sussulti. Fra (poche) luci e (molte) ombre, appare evidente che per Costas la strada per l'eccellenza sarà ancora molto lunga: già dalla prossima prova occorrerà necessariamente staccarsi da schemi eccessivamente prevedibili e scolastici, maturare a livello di suoni e, soprattutto, avvalersi di cantanti di livello superiore (anche per la stesura delle liriche), al fine di centrare momenti cruciali come quelli dei refrain per andare oltre ciò che ai più potrebbe sembrare solamente un esercizio revivalistico, o se non altro per renderlo appetibile come altri sanno fare con molta più personalità. Sarà poi opportuno mettere molta meno carne al fuoco rispetto al minutaggio da tour de force di questo doppio CD (edito nel formato eco-wallet) per guadagnare punti: aspettiamo dunque che il progetto cresca, fiduciosi di come un po' di sana esperienza finisca per giovare a chiunque.
Roberto Alessandro Filippozzi
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