16-09-2014
PARZIVAL
"Casta"
(Mighty Music)
Time: (45:22)
Rating : 8
La lunga carriera della band danese, inaugurata nel '95 col primo album "Giselle" allorquando il monicker adottato era ancora Stiff Miners (e sarebbe poi mutato in Parzival in occasione del terzo full-length), trova un nuovo sussulto con la decima fatica complessiva "Casta", lavoro per il quale il quintetto fa davvero le cose in grande, cooperando attivamente con musicisti indiani sikh di estrazione folk. Ad un piatto ricchissimo, che già vanta svariati ospiti impegnati con corni, violino, violoncello, viola e ben tre voci femminili per i cori, si aggiunge il tocco di misticismo indoasiatico - evidente già dall'immagine che adorna lo spartano ma elegante digipack - che strumenti come taus, sarangi, shehnai, sitar, tabla, sarod, tanpura e flauto conferiscono a quelle strutture sinfonico-marziali che la band aveva ritrovato due anni fa col solenne e austero "Die Kulturnacht", giunto dopo una serie di lavori sempre più electro-oriented culminati nel potente e groovy "Urheimat" del 2011. Oltre a ciò, la formazione rimaneggiata - che include ora il bassista Tim Ellegaard degli :Of The Wand And The Moon: ed il tastierista Jens Hansen dei disciolti Blazing Eternity - si produce in uno sforzo creativo/esecutivo di grande compattezza e pregio, forte di un rinnovato dinamismo, evidente sin dalle prime battute con la strumentale "Kalachakra" e, soprattutto, con l'esplosiva maestosità di "Kurukshetra Purana", che sintetizza al meglio il nuovo corso tra fierezza percussiva, armonie di avvolgente misticismo, fluidità cinematica, orchestrazioni possenti e l'immancabile ombra dei Laibach, da sempre influenza primaria nel songwriting dei Parzival. Gli strumenti indiani vengono sfruttati in lungo e in largo, mescolati con sapienza e piena efficacia alle trame marziali dei Nostri, ed anche i cori, di stampo squisitamente lirico e mirabilmente congegnati, rivestono un ruolo determinante. "Casta" funziona a dovere, sia quando il mood si fa più impetuoso (l'intensa "Uttara Purana"), sia nei frangenti dettati da una ritmica più lenta che conferisce solennità ("Himagni Purana", imponente nella sua coralità, o ancora la sontuosa "Airyanem Vaejah Purana" e l'inesorabile, avvolgente "Andra Purana"). Bene anche i frangenti più drammatici ("Navadi Purana" e la triste "Rudra Purana"), così come la suadente "Yavashtra Purana", mentre l'austera "Ayo Purana", nella sua ottima coralità, ci ricorda quale autentico faro-guida siano i Laibach per il combo danese; chiusura col botto con l'epica e trionfale "Regnabit", sospinta dai magniloquenti cori che, al pari della voce ultra-baritonale di Dimitrij Bablevskij (motivo principale dei continui paralleli con la già citata band slovena, anche se spesso più lirica nell'impostazione), sono ormai un punto fermo nelle architetture sonore del five-piece. Un lavoro molto ben assortito, ottimamente eseguito e mirabilmente prodotto (disponibile anche nel formato doppio LP apribile) che può segnare una svolta decisiva nella carriera della band, stuzzicando finalmente quei tanti che, presi da altri nomi più altisonanti della scena marziale, sono stati oltremodo diffidenti nei confronti dei Parzival.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://orderofparzival.bandcamp.com/