Logo DarkRoom Magazine
Darkroom List menu Room101 Room102 Room103 Room104 Room105 Room106 Room107 Room108 Room109 Reception
SYNTHPOP, FUTURE-POP, TRIP-HOP, CHILLOUT E TUTTA L'ELETTRONICA PIÙ ACCESSIBILE E MELODICA
HARSH-ELECTRO, EBM, ELECTRO-INDUSTRIAL, IDM E TUTTA L'ELETTRONICA PIÙ ABRASIVA E DISTORTA
DARKWAVE, GOTHIC, DEATHROCK, POST-PUNK E AFFINI
INDUSTRIAL, AMBIENT, POWER ELECTRONICS E TUTTE LE SONORITÀ PIÙ NERE ED OPPRIMENTI
NEOFOLK, NEOCLASSICAL, MEDIEVAL, ETHEREAL E TUTTE LE SONORITÀ PIÙ DELICATE E TRADIZIONALI
TUTTO IL METAL PIÙ GOTICO ED ALTERNATIVO CHE PUÒ INTERESSARE ANCHE IL PUBBLICO 'DARK'
TUTTE LE SONORITÀ PIÙ DIFFICILI DA CLASSIFICARE O MENO RICONDUCIBILI ALLA MUSICA OSCURA
LA STANZA CHE DEDICA LA DOVUTA ATTENZIONE ALLE REALTÀ NOSTRANE, AFFERMATE E/O EMERGENTI
LA STANZA CHE DEDICA SPAZIO ALLE BAND ANCORA SENZA CONTRATTO DISCOGRAFICO

Mailing-List:

Aggiornamenti su pubblicazioni e attività della rivista


 

Cerca nel sito



Room 107

03-09-2014

RAFAL KOLACKI

"Ninkyo Dantai"

Cover RAFAL KOLACKI

(Zoharum/Noisen Rec./Huta Artzine)

Time: (48:32)

Rating : 7.5

La Zoharum (label polacca di musica sperimentale affiliata con la rivista musicale Hard Art Magazine), in collaborazione con la Noisen Rec. dello stesso Kolacki ed Huta Artzine al mastering, collimano, grazie a questo abbraccio in nome dello sperimentalismo puro e viscerale che costituisce una premessa delle più accattivanti, in questa seconda opera in studio dell'artista, musicista, archeologo ed etnologo Rafal Kolacki. Questo poliedrico performer polacco, facente parte di diversi collettivi artistici con i quali crea happening visivo-sonori acustici ed elettroacustici, è dedito da diversi anni ad una costante e minuziosa ricerca nell'ambito del rumore, del suono inteso come espressione di un concetto ed utilizzato per veicolare un messaggio che va oltre gli schemi musicali. La sua è la massima espressione della non-musica, un coacervo ribollente di field recordings (in quest'opera, per esempio, sono stati incanalati in un mixer suoni di trasformatori o ventilatori, poi mixati assieme in post-produzione) suggestivo, angoscioso e dirompente. Limitato a soli 300 esemplari in digipack (93 dei quali racchiusi in una speciale sacca), "Ninkyo Dantai" nasce, a detta dello stesso Kolacki, come manifesto del pensiero dell'artista. Esso vede la civiltà moderna, così come la musica, sempre più controllate dal mostro dilagante della tecnologia, capace di causare disastrosi avvenimenti naturali ed industriali. La chiave di lettura qui donataci può essere di aiuto per estrapolare un filo conduttore al quale aggrapparci nei meandri di un album davvero particolare. L'opera va ovviamente intesa come una traccia unica, le cui parti sono indicate dalle prime tre lettere dell'alfabeto greco e dai tre relativi corrispettivi matematici (le stesse lettere con il segno + accanto sono utilizzate negli algoritmi). Una divisione importante, che spiega come dai droni che creano piacevoli elucubrazioni ambient nel trittico d'apertura si vada poi a sfociare in atmosfere sempre più opprimenti ed incisive, con suoni talmente ridondanti da diventare soffocanti, un agglomerato poliedrico di infiniti ed acuminati turbinii metallici che avvolgono l'ascoltatore in una morsa a tratti violenta, a tratti più simile ad una carezza. Il mostro dilagante della tecnologia si annida tra quelle lettere (simbolo di una cultura ormai trapassata), trasformate con un semplice segno matematico in formule con le quali robotica ed informatica divorano la società dei nostri tempi. Una scena musicata alla perfezione grazie alla sapiente destrutturazione dei suoni che i prodotti di queste scienze emanano, diventando così un'arma di protesta contro loro stesse e parte di un messaggio non-musicato profondo e complesso, da ricercare a fatica tra questa intricata foresta di sonorità meccanicamente ispirate, dalla monotonia prorompente che dilaga come un fiume in piena che tutto ossida e pietrifica. Un ultimo accenno necessario va fatto al titolo dell'opera: "Ninkyo Dantai" è il termine con il quale vengono chiamate le bande appartenenti al clan della Yakuza giapponese (traducibile in italiano come "onorata società"). Che Kolacki voglia forse farci lambiccare il cervello con teorie su di una possibile "mafia delle tecnologie"? Visto l'approccio che ha l'artista polacco nei confronti della propria arte, è giusto lasciare l'interrogativo in sospeso, appannaggio di coloro che vorranno cimentarsi nell'ascolto di questo complesso manifesto intellettuale contemporaneo.

Lorenzo Nobili

 

http://rafalkolacki.pl/

http://zoharum.com/