23-08-2014
LIQUID GREY
"Arsenic Dreams"
(Echozone)
Time: (64:52)
Rating : 5.5
Che la Scandinavia sia terra fertile per il gothic sound è cosa ormai nota e risaputa. Che da essa escano progetti innovativi del suddetto sound è invece cosa più difficile da trovare. Ecco, i Liquid Grey del chitarrista Robert Steen-Antonsen rientrano in coloro che non brillano per originalità. Questo personaggio conosciuto come Mr. Grey (ma che in questa sede chiameremo con il proprio nome originale, visto che il nomignolo ricorda molto una nota marca di cera per pavimenti) ha deciso, dopo varie esperienze, di dar vita ad un progetto tutto suo, giunto già al secondo album dopo l'esordio del 2011 intitolato "Grey Matter". Non si pensi però che Robert sia uno sprovveduto. Chitarrista potente ed affidabile, singer dalla voce profonda e cavernosa anche se un po' troppo caricata e allineata ai cliché del genere, il Nostro riesce ad esprimere anche buone doti di compositore. In questo nuovo lavoro, ad esempio, Robert riesce ad azzeccare un ottimo singolo come l'opening "Love Under Will", pezzo dagli echi vagamente Crawleyani nel titolo, ma che si risolve in una coinvolgente ballata dark-rock nella migliore tradizione dei Sisters Of Mercy. Ma non ci sono solo i Sisters nel background musicale del progetto. Nel corso del programma si evidenzia una buona propensione a trovare le melodie giuste come in "Dance Alone", a giocare in modo professionale con alcune derive di suono industrial ("New World Order") e a spingere sulla potenza come in "Get My Kicks". Il momento migliore del disco si ha quando le atmosfere si fanno più cupe, come in "5 Minutes". Fra le righe di questo pezzo, esce ogni tanto una vena visionaria sorprendente che arricchisce il brano di una atmosfera inquietante. Peccato che questa visionarietà resti limitata a questa song, mentre il resto delle tracce non decolla da una pedissequa riproposizione di stilemi consolidati in passato. Per questo motivo "Arsenic Dreams" non rappresenta un passo avanti rispetto al debutto, anche se è presente una più accentuata maturità e padronanza nella composizione dei brani. Questo è un disco da ascoltare qualche volta come sottofondo musicale, in quanto sono poche le tracce che restano in mente, e se Robert non riuscirà a trovare nuove vie, potrebbe rappresentare anche il canto del cigno della sua carriera solista.
Ferruccio Filippi