07-08-2014
INSCISSORS
"The Circus Of Ichneumons"
(Zoharum/Beast Of Prey)
Time: (70:11)
Rating : 7.5
Il progetto greco guidato da Vincent e Jason Andelmoth fa le cose in grande in occasione della sua ottava release complessiva dal 2007 ad oggi (la terza per la polacca Zoharum, nel caso specifico in cooperazione con la connazionale Beast Of Prey), arruolando a pieno titolo nella line-up l'italiana Aimaproject - non nuova a sforzi collaborativi, incluso l'EP "Sub Athenian Structures Alive" lo scorso anno proprio con iNsCissorS - e completando il cast con una serie di preziosi ospiti, fra cui Maciej Mehring (Bisclaveret), Trevor (Northgate/Camerata Mediolanense) e Michiel Spapé (H.E.R.R.). Con fregi prestigiosi quali l'ottima grafica che adorna la confezione ecopack a tre pannelli ed il mastering curato da Peter Andersson (Raison D'Être), l'album - limitato a 300 esemplari - spinge ancor più dei suoi predecessori verso sonorità sinfonico/barocche dall'indole filmica, proponendosi come ideale colonna sonora di una pellicola ancora da girare, ovviamente sul tema del lugubre e tetro circo delineato dal concept che lega il tutto. Anche la costruzione rimanda direttamente all'opera in senso stretto, poiché il dischetto si divide, dopo il preludio, in quattro atti e tre interludi, assumendo in pieno le fattezze di una creazione d'altri tempi. Maciej Mehring presta i suoi intensi sussurri alle quattro 'sessioni' di "Nothing Moves Here", colpendo nel segno fra ambientazioni fosche, umori jazz-noir e suadenti melodie, mentre Michiel Spapé mette tutta la propria esperienza di arrangiatore sinfonico al servizio della possente e scura "Ate & Litae". Nonostante la mole di materiale (70 minuti di musica, peraltro concepiti nell'arco dei primi 13 anni del nuovo millennio), l'opera scorre benissimo in tutte le sue parti, inanellando ottimi frangenti come la lugubre e teatrale "Hubris" o la sontuosa invocazione rituale "The Carrion Symposium" (già apparsa sull'EP con Aimaproject, la quale proprio in queste tracce trova ampi e ideali sbocchi per le sue austere recitazioni), o come "Nemesis", capace di una magnifica marzialità, e "Small Quiet Music & The Old Sleeping Manor", mirabilmente strutturata fra passaggi sinfonici struggenti e soavi vocalizzi femminili, o ancora come "Nothing Moves Here (The Voices Made Me Do It)", dove le movenze si fanno fortemente cupe ed inquiete fra voci fanciullesche, prima che la gradita improvvisazione al violoncello di Annamaria Bernadette Cristian in "...?" faccia calare il sipario. Un'opera ambiziosa ma riuscita che non ha risentito minimamente della lunghissima gestazione, e che anzi si pone come un importante e concreto esempio di cosa significhi infondere vera oscurità nella tradizione sinfonica, ad opera di un act che continua inesorabilmente a crescere in efficacia e spessore. Uno sforzo artistico notevole per ispirazione e messa in atto.
Roberto Alessandro Filippozzi
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