27-02-2014
STEVE ROACH/KELLY DAVID
"The Long Night"
(Projekt)
Time: (60:52)
Rating : 8
La sempre attiva Projekt dell'instancabile Sam Rosenthal è lieta di presentarci sul mercato una delle collaborazioni che lasceranno sicuramente il segno in campo ambient/drone per questo ormai avviato 2014. I due artisti chiamati in causa non necessitano di presentazioni: trattasi del seminale Steve Roach, probabilmente uno dei musicisti più prolifici della storia della musica indipendente, affiancato dal collega Kelly David, che condivide con Roach la nazionalità e il genere, sebbene la sua produzione sia infinitamente più esigua. "The Long Night" è un disco in cui il lavoro dei due è perfettamente equilibrato ed equiparato. Nessuno dei due artisti prende il sopravvento sull'altro, con una perfetta divisione di tutti i compiti, tra composizione, esecuzione, produzione e registrazione. Un disco bello, nato appunto da jam session notturne, evolutesi in cinque pezzi ben piazzati per poco più di un'intensa ora di musica. Mixato nei rispettivi studi tra l'Arizona e il Colorado, l'album non mostra segnali di cedimento. Un'ottima immersione nel sound notturno, cupo e mentale tipico di Roach, anche nelle altre sue svariate collaborazioni. Poca sperimentazione, ma precise composizioni che approfondiscono al meglio il lato oscuro dell'ambient americana, a differenza delle ultime uscite dello stesso Roach. Niente tribalismi: piuttosto un approccio ipnotico, siderale e psichedelico. Un disco che concilia il più oscuro dei sonni, la colonna sonora per un'incursione negli abissi. "Season Of Nights" travolge come un fiume in piena, inondando la camera e l'apparato uditivo di droni mastodontici e inscalfibili. Non è da meno "Calm World", con la sua breve ma intensa ricerca di speranza. L'highlight del platter è però la lisergica "The Deep Hours", forse quella in cui è Roach a esprimere maggiormente sé stesso, tra tappeti orientaleggianti e ritmi acidi. È bene soffermarsi anche sulla title-track, dove i due esplorano un crescendo d'emozioni per l'apice di un disco che non sbaglia un colpo. Inutile consigliarvi ancora una volta l'ascolto in cuffia o in camera, visto che l'alchimia verrebbe persa e si rischierebbe di accusare dei grandi artisti di monotonia. Lasciatevi ancora una volta invischiare nei loro affascinanti trip, splendidamente esplicati col termine "zen noir". Immancabile per i fans.
Max Firinu