27-02-2014
ABSTRACTIVE NOISE
"Of The Adder's Bite"
(Abstractive-Records)
Time: (47:08)
Rating : 8
Nel 2011 le attività della promettente label Impulsive Art, fondata dal sound designer greco Panagiotis Pagonis, si sono fermate, ma lo scorso dicembre sono iniziate quelle della Abstractive-Records, destinata però nelle intenzioni ai soli progetti dello stesso Panagiotis. Trovato in Abstractive Noise il monicker sotto il quale convogliare la propria miscela sonora di elettronica e suoni acustici, e dopo un primo EP a tre tracce ("Mind Corrupter") rilasciato solamente in digitale via Impulsive Art nell'estate del 2009, finalmente l'act ellenico giunge al debutto ufficiale sulla lunga distanza e nel formato CD, impreziosito dalla bella confezione digipack a sei pannelli. Composto in due fasi distinte fra il 2010 ed il 2013, "Of The Adder's Bite" è un intrigante concept diviso in tre capitoli e basato su di un uomo intrappolato in un gigantesco mondo-macchina che si rivela sotto forma di donna, dal quale non pare esserci via di fuga. Il suono di Abstractive Noise si muove fra percussioni etniche, oscure folate ambientali e pregiate porzioni sinfoniche foriere di tristi melodie, mantenendo sempre alta l'intensità e quel pathos indispensabile per descrivere gli scenari in assenza di parti vocali. Panagiotis è senza dubbio un musicista esperto e maturo cui non manca il buon gusto, e tali qualità appaiono evidenti nei nove brani che compongono un'opera che sa emozionare. La mestizia di cui sono intrisi i passaggi sinfonici emerge a più riprese, dall'opener "Outcast" al gioiello "Trap" (il cui pathos rappresenta il picco qualitativo dell'album), passando per i due momenti in cui è divisa la title-track (imperniato sul piano il primo, più lieve e sfuggente il secondo). "Machine", divisa in due fasi, presenta - appunto - una struttura più macchinosa e finanche minacciosa, mentre una tensione ritmica più electro-oriented guida l'inquieta "Vengeance"; bene le ambientazioni sospese dell'intensa e finemente suggestiva "Poisonous Well", mentre la chiusura è affidata ai 10 minuti di "Of Betrayed And Betrayers": percussioni e melodie creano un manto leggero e notturno, finché il ritmo si fa più macchinoso verso il finale, con gli spunti sinfonici a dettare il mirabile pathos drammatico. L'ottima produzione suggella una prova riuscita sotto tutti i punti di vista, da parte di un artista con una visione d'insieme chiara ed efficace che, senza dubbio, saprà regalarci altre oscure emozioni. Da seguire.
Roberto Alessandro Filippozzi
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