12-02-2014
ROSA INFRA
"Inframorfozy"
(Artificial Sun)
Time: (32:05)
Rating : 6
Avviso ai naviganti: il titolo dell'EP (che segue il debut album autoprodotto del 2012) è puramente indicativo. Trattasi infatti di semplice traduzione con il translator, e non ce ne vogliano quindi i puristi della lingua russa se questa non rispecchia il vero significato del titolo in cirillico. Se da una parte mantenere i caratteri della propria lingua madre può essere considerata una cosa positiva, dall'altra può portare ad una forte limitazione della diffusione del CD (comunque stampato in sole 300 copie), soprattutto in Occidente. Tuttavia ormai il lavoro è stato prodotto così, quindi va fatto buon viso a cattiva sorte. Fra l'altro il dischetto, pur non essendo un capolavoro e abusando talvolta di stilemi già ampiamente utilizzati in passato da altre band, non si presenta malissimo, almeno da un punto di vista formale. Se nel primo pezzo (una intro strumentale marziale e rumorista) si respira un'aria viziata dagli umori malsani degli Hocico, il secondo brano, pur mantenendosi stilisticamente vicino al precedente, aumenta il volume delle chitarre e propone un tema melodico convincente. Il cantato invece risulta un incrocio fra Burton C. Bell e Piero Pelù, troppo ridondante per la musica proposta. Dopo una traccia più cadenzata e una cover senza infamia e senza lode di "Slave Labor" dei Fear Factory, l'EP si chiude con un pezzo più elettronico e inquietante, anche se costruito quasi a voler dare esclusivo risalto alla voce. Nel complesso, quindi, "Inframorfozy" si presenta come un lavoro onesto e dignitoso ma senza particolari punte di innovazione, per una band che, partita nel 2006, ha attraversato una serie di mutazioni stilistiche che l'hanno portata dal gothic metal degli esordi a questo ibrido industrial metal. Attendiamo un nuovo full-lenght per capire se l'evoluzione continuerà, oppure se la band si è già fermata.
Ferruccio Filippi
https://myspace.com/rosainfraband