24-11-2013
SQE
"5+4"
(Silken Tofu)
Time: (53:21)
Rating : 7.5
È possibile che troviate catalogato questo "5+4" di SQE sotto il file dub reggae. E ciò formalmente non è sbagliato, perché gli SQE (ensemble aperto capitanato da J. Greco) propongono esattamente sonorità che possono essere fatte rientrare in quell'ambito. Tuttavia è come sono proposte queste sonorità a fare la differenza. I fans di Shaggy possono pure tornarsene ad ascoltare il loro beniamino, perché qui avrebbero ben poco con cui sollazzarsi. "5+4" è un opera estremamente cupa e sperimentale, più vicina alle asperità sonore dei Massive Attack o ai riverberi sperimentali di King Tubby che alle ciofeche quotidianamente propinateci dal mainstream, così come dalle mode di musica lounge da ascoltarsi fra un Martini e un altro. Il CD si apre con "Nave'd", reggae dub dal mood orientale con la viola di Dylan Willemsa in primo piano. Anche la seguente "Sour Grapes" rientra nel novero dei pezzi dub, ma con un mood decisamente sperimentale, basato su un divertente gioco fra la chitarra di Greco e la viola. "Black Me Out" invece è un veloce ska con un tema melodico da spy story che apre alla criptica e minimale "Shards", dove la voce effettata di Tracy Jeffery serve per ricamare atmosfere piuttosto che raccontare storie. In "Darker Globe", invece, la base dub viene orientata verso una accettabile forma canzone, in stile Massive Attack. Ma è solo un episodio: le seguenti "Would You Be My Widow?" e "Narcotic Haze" sono strumentali ipnotici, ricchi di rumori ed echi riverberati. "Narcotic Haze", in particolare, vive su campionamenti esotici che creano una atmosfera dub ambient di ottima fattura. La chiusura è affidata a "Vengeful Parasite", forse il pezzo più estremo di tutto il lavoro, con un eco quasi dark ambient. La proposta di SQE non è per tutti: J. Greco gioca con la sua capacità di partire da strutture leggere (il reggae) per poi appesantirle gradualmente, con l'ipnosi del dub e un tocco di sperimentazione post industriale molto efficace. Il risultato è un disco coinvolgente, mai noioso né tantomeno banale, cupo e a tratti ironico, capace di stupire con improvvise partiture ambient. Disco per gente open minded, ma lavoro da avere.
Ferruccio Filippi