05-11-2013
THE FLOOD.
"In Love Or Despair"
(Danse Macabre)
Time: (53:43)
Rating : 7.5
La tedesca Danse Macabre tiene a battesimo l'esordio sulla lunga distanza per il solo-project di Markus Hof, che arriva dopo un EP ("Something In The Way" del 2012, i cui cinque brani vengono tutti ripresi in questa sede) che aveva evidenziato le buone qualità del musicista di Ratisbona. Nonostante le note biografiche tirino in ballo influenze quali shoegaze, prog rock (quello che l'act voleva fare quando, a metà anni '90, muoveva i primissimi passi), IDM e quant'altro, l'impianto sonoro - che gode del prezioso supporto dell'esperto Manuel Richter per la produzione - si mantiene aderente ad un synthpop che Markus riesce a mantenere vitale (e distante dal fantasma dei soliti Depeche Mode) grazie all'estro evidenziato nella costruzione delle strutture. Proprio in quest'ultima fase si notano le molteplici influenze dell'artista tedesco, più che nei suoni veri e propri (a parte forse la chitarra, che fa la voce grossa nel refrain della serrata "High Above" e nella magnetica "Don't Miss You"), che invece si mantengono affini alla materia synthpop, anche se lo stesso Markus ci tiene a specificare come nel suo approccio 'arcaico' egli suoni effettivamente ogni cosa, anziché campionare o programmare. Un sound squisitamente in bilico fra Diorama, Assemblage 23 e Deine Lakaien che il Nostro interpreta con passione e buon gusto, riuscendo a rendere degno d'attenzione ogni frangente: dai richiami 80s della carismatica "Be Like This" e della sofferta "Show Them" al trascinante future-pop della dinamica "Tell A Lie", passando per la darkeggiante e nervosa "Never Wanted", l'appassionata "Back In 1989" e tutta una serie di momenti (il trittico centrale "Sunrise"/"Eyes To Drown"/"Sunset" e la conclusiva e scura "Don't Speak So Loud") dove il piano, che accompagna le buone doti vocali di Markus, riveste un ruolo da protagonista. Forse manca la vera e propria hit in grado di trainare l'intero lavoro, ma la compattezza e la completezza del songwriting del Nostro lasciano intuire come il bello debba ancora venire: affinate certe malizie e perfezionate le evidenti abilità mostrate, The Flood. potrà elevarsi su livelli più alti e significativi, e nell'attesa di ulteriori sviluppi il consiglio è quello di non sottovalutare questo valido album d'esordio.
Roberto Alessandro Filippozzi