08-10-2013
VASELYNE
"The Fire Within"
(Echozone)
Time: (59:17)
Rating : 7.5
Fra gli ennesimi debuttanti in casa Echozone, ma non certo degli esordienti gli olandesi Vaselyne, in quanto composti dal mastermind dei Born For Bliss, Frank Weyzig, e dalla singer dei Sea Of Souls, Yvette Winkler. Guidato tanto dalla grande capacità compositiva e strumentale di Frank (che si occupa di tutta la parte strumentale, coadiuvato solo da qualche ospite) quanto dalla magnifica voce ombrosa - e tutt'altro che 'heavenly' - di Yvette, il progetto Vaselyne poggia inevitabilmente su quella grande capacità dei Born For Bliss di variare soluzioni ed atmosfere con estrema sapienza e senza perdere mai il filo logico, sfruttando in particolar modo strutture di indole dark-folk accostate ad ampie e pregiate porzioni sinfoniche, colorando il tutto con sfumature elettroniche e l'intensa elettricità della band principale di Frank (echi prog compresi). "Earthbound", presentata in quattro versioni nell'omonimo singolo digitale in agosto, inaugura l'opera con enorme pathos e movenze sinfoniche dolcemente drammatiche, seguita a ruota da un gioiello raro come "Not To Be Mine", misteriosa e vibrante, capace di evidenziare tutte le peculiarità e la classe di questi due grandi interpreti. Nel songwriting dei Vaselyne non esistono momenti privi di spessore o pathos, che si tratti del respiro antico di "Half-Cast" (dove compare l'ottimo flauto di Rina Vervoort, importante anche nella triste title-track), o della dolente "August", o dell'onirica "Alright", o ancora della pregevole cover della hit dei Depeche Mode "World In My Eyes", qui reinterpretata con stile e personalità. Bene anche la lunga e drammatica "Fall From Grace", ennesimo episodio dove il drumming subentra per esaltare l'intensità del songwriting dei Nostri; chiude il 'Profane mix' di "Earthbound", pleonastica versione strumentale del brano in esame, per quanto trame così emozionanti restino un piacevole ascolto anche quando private di una prova ottima come quella offerta da Yvette in tutta l'opera. Alto livello garantito da cima a fondo (ovviamente anche per quanto concerne la produzione, davvero eccellente) in un disco magari a tratti sin troppo compatto, ma comunque perfettamente in grado di evidenziare una volta in più l'estro e le grandi capacità dei suoi fautori: fra tanti side-project spesso trascurabili, eccone uno che ci sentiamo in dovere di consigliare.
Roberto Alessandro Filippozzi
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