07-09-2013
AQUAVOICE
"Grey"
(Zoharum)
Time: (47:49)
Rating : 9
Tadeusz Luczejko, art director di noti festival, musicista, visual artist e ingegnere del suono, ha fondato negli ormai lontani anni '70 il gruppo artistico-musicale Pracownia Trójwymiarowych Marzen, coi quali inizia ad esibirsi e sperimentare a fondo nella musica electro, lambendone già i confini. Nel '99, assieme a Piotr Woltynski, conosciuto nello stesso ambito, fonda questo straordinario gruppo a nome Aquavoice, giunto all'ottava release, che gode del supporto di una delle più professionali etichette polacche. Per stilare un resoconto della carriera di Tadeusz non basterebbero però almeno altre tre recensioni, perché il Nostro non ha solo collaborato con i più grandi musicisti electro suoi conterranei (Tomasz Stanko, Józef Skrzek, Marek Holoniewski, Banco De Gaia, Higher Intelligence Agency, Marek Bilinski e Wojtek Konikiewicz, Robin Guthrie dei Cocteau Twins e Roksana Vikaluk), ma è stato anche insignito del prestigioso Most Starosty, quasi un Nobel polacco per gli artisti più influenti. Con tale curriculum non si può far altro che avvicinarsi a questo nuovo "Grey" col sorriso stampato sul volto. Rimasto orfano di Piotr, Tadeusz però gioca la sua carta vincente. Partorisce un disco perfetto, nel senso che non sarebbero state possibili ulteriori migliorie, una formula senza tempo, salmodica, in grado di aprire le menti. I dieci brani contenuti in questo splendido digisleeve godono di una produzione che non poteva essere più accurata. La pulizia sonora è estrema, persino per i non pochi samples, amalgamati alla perfezione nelle composizioni come raramente capita di udire. Un filo unico tratteggiato da un talento, probabilmente, innato. Provare per credere con l'highlight ambient "Radiowaves", dove estratti radiofonici (anche italiani) si sposano con una base ambient e un violoncello pungente. L'opener "S.E.T.I. Project" è ansiogena e crepuscolare. "Glassgames" inonda l'ascoltatore di onde sonore che vanno a graffiare l'anima, mentre "Child Of The Moon" è un altro straordinario esempio di electro/ambient vagamente industriale, in grado di scivolare sui corpi come un faticoso respiro. Tadeusz ha inoltre curato l'artwork, assieme al fotografo e a Marcin Bocinski, a cui ha affidato anche l'eccezionale mastering. Non ci sono parole per un opera d'arte di tale calibro. Di fronte a simili geni contemporanei non possiamo far altro che stendere il tappeto rosso, congratulandoci per la loro straordinaria, determinata e perseverante carriera. La Polonia ha il suo Klaus Schulze, e la Zoharum è al centro della scena. Immancabile.
Max Firinu