31-08-2013
COVENANT
"Leaving Babylon"
(Dependent Records)
Time: (56:13)
Rating : 7.5
Dopo il gradito antipasto rappresentato dall'EP "Last Dance", arriva la fatidica 'prova del nove' per i rinnovati Covenant, orfani di una presenza di assoluto prestigio e spessore come il mastermind degli Haujobb Daniel Myer (vero valore aggiunto nel precedente album "Modern Ruin"). Riuniti attorno ad Eskil e a Joakim i due nuovi innesti Daniel Jonasson (ben noto per il suo lavoro coi Dupont, alle tastiere e campionatori) ed Andreas Catjar (dai trascorsi neofolk, alle tastiere e chitarra), la longeva Stella Polare del firmamento dell'elettronica 'made in Sweden' torna con l'atteso nuovo album, che già dall'artwork emana segnali di continuità col passato, pur guardando avanti come la band scandinava ha sempre saputo fare con successo. Senza dubbio Myer aveva apportato al songwriting (ed alla produzione) quel qualcosa in più che ad onor del vero, in termini di ricercatezza e spessore, mancava a quei Covenant che pur avevano sconvolto la scena future-pop da "United States Of Mind" (2000) in poi, e sicuramente questa defezione già pesa per chi aveva accolto con favore l'ingresso in formazione di un autentico genio dell'elettronica come il buon Daniel. La band, senza più il preziosissimo apporto del musicista tedesco, torna quindi ad essere tutta svedese e saldamente nelle mani di Eskil, pronta a guardare alla nuova sfida di una carriera ormai ventennale, sempre col supporto di un'etichetta top come la rinata Dependent. È la title-track ad aprire le danze non con fisicità ed impatto, bensì con fare pacato e ritmi retrò, ma la scarica adrenalinica arriva subito con la seguente "Prime Movers", vorticosa hit pronta ad infiammare il dancefloor con la consueta forza d'urto. In un contesto meno opulento a livello di suoni ed arrangiamenti (dove la produzione non raggiunge la caratura del precedente album, pur restando ai massimi livelli del settore) tocca ad Eskil prendere per mano la band con la sua voce magnetica ed inconfondibile, appassionata in quella "For Our Time" che, nella sua sottigliezza, non manca del giusto groove. Maestri nello smuovere i corpi, i Nostri non si limitano certo ad un indirizzo stilistico rivolto esclusivamente al dancefloor, sperimentando con successo grazie alla propria manifesta superiorità, come dimostrano sia il seducente e barocco giro di clavicembalo (!) che guida il groove di "Thy Kingdom Come" che, soprattutto, la mestizia dei minimali accordi di chitarra della grigia "I Walk Slow". Bene fin qui, ma con "Ignorance & Bliss" arriva il primo vero gioiello del dischetto: il piglio è assolutamente danceable, ed a colpire nel segno è quella sontuosa ed aulica epicità che è un marchio di fabbrica dei Covenant, unita ad una melodia luminosa e ad un finale travolgente. Altro picco dell'opera è senza dubbio la già nota "Last Dance", hit a dir poco letale in ottica dancefloor con la sua tagliente e incalzante possanza, laddove la solida fisicità di "Auto (Circulation)" risulta più tesa, cerebrale e notturna; l'ultima perla i Nostri ce la regalano con "Not To Be Here", delicata, passionale e struggente carezza dove il sentimento è ai massimi livelli: la dimostrazione di quanto i Covenant siano universali, data da un brano che pochi altri al mondo saprebbero scrivere e realizzare con questa efficacia. Chiude l'album una lunga traccia strumentale di quasi 10 minuti, non segnalata in scaletta, in vero pleonastica, ma per chi dei Covenant non ne ha mai abbastanza è disponibile addirittura un'edizione in doppio digipack di "Leaving Babylon", limitata a cinquemila esemplari e comprendente un bonus-disc di ben 76 minuti. Non il miglior opus del colosso svedese, e sicuramente un gradino sotto al superbo "Modern Ruin", ma comunque una prova che ribadisce come i Nostri siano i leader assoluti nel loro settore, ben lontani dall'aver esaurito la propria spinta propulsiva e capaci di rigenerarsi come pochi altri saprebbero fare con simile continuità. Inarrivabili, anche quando l'ispirazione non è al massimo.
Roberto Alessandro Filippozzi