08-08-2013
DARKWOOD
"Schicksalsfahrt"
(Heidenvolk)
Time: (39:15)
Rating : 7.5
Il precedente "Ins Dunkle Land" usciva a fine 2009, ed il progetto del mastermind tedesco Henryk Vogel si è decisamente preso il tempo necessario prima di tornare con l'ottavo full-length della sua ammirevole carriera. Una pausa utilizzata per focalizzare al meglio le proprie energie ed ispirazioni, servita anche per fugare quei sentori 'sperimentali' della parte finale del precedente opus, dove un ipnotico basso dettava un incedere austero che staccava dal quel neofolk germanico che proprio Darkwood aveva contribuito a plasmare ad inizio millennio, assieme a Forseti, Sonne Hagal ed altri. "Schicksalsfahrt", edito in un lussuoso digipack con ampio libretto (è prevista anche un'edizione in vinile color oro, limitata a 500 copie con confezione apribile), è un lavoro decisamente più orientato verso quel neofolk in cui Henryk è maestro, ed alla fine di quella vena oscura che aveva sorpreso più d'un seguace rimane poco o niente, con la sola "Scattered Clouds" a muoversi in quella fosca direzione, fra sottili glitch, il bel dualismo vocale con la fisarmonicista Manuela (che in più punti interviene con la sua bella voce) ed un drumming decisamente asciutto. Nell'insieme l'album rivela la buona ispirazione del suo leader, che senza reinventare alcunché si produce in una serie di song che sono quanto di più tipicamente neofolk la Germania abbia da offrire al momento, realizzate con gusto e passione da Henryk e dai suoi sodali (Nadja al violoncello e Valentin al violino, oltre alla già citata Manuela), in un lavoro dedicato agli eroi dell'aria (segnatamente ad Antoine de Saint-Exupéry e ad Amelie Hedwig Beese, quest'ultima nota per essere stata la prima donna tedesca ad ottenere il brevetto di volo) e ricco di citazioni letterarie. Neofolk puro, intenso nell'ariosa opener "Secret Places", ottima fra percussioni, dualismo vocale sul refrain e una chitarra dolente, fra i picchi dell'opera assieme alla triste "Der Letzte Flug" (dove la sei corde è davvero ispirata) e la notturna, passionale e magnetica "Silence At Night". Altra concreta variante è il battito meccanico di "Nightshade", base ideale per i toni evocativi sospinti dai cantati, laddove "Fliegergedicht" è quanto di più emblematico via sia per descrivere il neofolk germanico, fra le backing vocals di Manuela ed i gustosi spunti sinfonici degli archi. Delicati e dolenti in "Flughymne", impetuosi con vortici percussivi in "Nightwind", dolci e appassionati in "Broken Wings" o mesti e disillusi nella conclusiva "Dream Of Flowers", i Darkwood danno una lezione in termini di classe, sentimento ed efficacia della scrittura alle orde di neofolkers che si affacciano sulla scena, realizzando un lavoro ispirato e convincente che se da un lato non rivoluziona le sorti del genere, dall'altro contribuisce in maniera significativa a tenerne viva la fiamma, coi suoi echi nostalgici per un'Europa che non c'è più, rimpiazzata dalla desolazione del vuoto e della decadenza.
Roberto Alessandro Filippozzi