26-07-2013
X-IN JUNE
"Choose Your God!"
(Danse Macabre)
Time: (40:36)
Rating : 7.5
Uscito definitivamente dai Lost Area, cui aveva fatto onore sia in "ManMachine" del 2008 che soprattutto nel notevole "Memoria" del 2010, il frontman e strumentista tedesco Markus Bär ha messo in piedi la propria creazione solista (il tastierista Christian Beer lo accompagna solo nei live), e dopo il valido esordio "Hall Of Truth" dello scorso anno replica ora con un ritorno dal concept provocatorio, sempre sotto l'egida della Danse Macabre. Non siamo affatto lontani da quanto di buono Markus ha fatto coi Lost Area, soprattutto in quel "Memoria" che si muoveva benissimo in bilico fra l'EBM più melodica ed il future-pop, offrendo però molte succulente varianti. Il sound di X-in June è sostanzialmente più lineare e aderente al future-pop tout court, come dimostra l'ampia gamma di materiale in grado di dire la sua nei dancefloor, con potenziali club-hit quali la scura "Howling Creatures", la solida e cupa "The Thief", la più diretta ed easy "Desert Planet" e i due incisivi momenti finali "Revolution" e "Dream Catcher". L'esperienza di Markus, coadiuvata da una produzione impeccabile (il mastering è opera di Gerrit Thomas dei Funker Vogt), si tocca con mano grazie alla cura degli arrangiamenti ed alla capacità di variare tanto le soluzioni ritmiche e melodiche quanto quelle vocali, onde ottenere sempre l'apporto vocale più adatto al momento, specie negli ottimi refrain. I brani sono costruiti con gusto melodico e padronanza della materia, ed anche quelli che funzionano meno (le più leggere "Holy Parter", "Under The Cowl" e "Mechanical Soul") garantiscono sia la fisicità in chiave dance che una qualità comunque sempre sopra la media. In un lavoro che guarda dritto al dancefloor le varianti vere e proprie non sono tantissime, ma si tratta di momenti synthpop di grande raffinatezza come la ricercata ed intensa opener "Heaven On Earth", la fascinosa e notturna "Summer's End" ed una "Stones Of Victim" che, nelle sue movenze spigolose, ricorda i Lost Area per la qualità delle atmosfere. Non un capolavoro, né il disco che cambierà le sorti della scena electro più melodica e danceable: 'solo' un credibile, godibilissimo, sentito, intenso e ben assemblato album di future-pop come di rado se ne sentono, e se anche voi siete fra quelli che si sono accorti che i lavori validi in questo settore si contano annualmente sulle dita di una mano, allora fatevi avanti.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.dansemacabre-group.com/