11-07-2013
COVENANT
"Last Dance"
(Dependent Records)
Time: (33:17)
Rating : 7
Dopo l'acclamato ed ottimo "Modern Ruin" di inizio 2011 ci sono voluti quasi due anni e mezzo per poter saggiare nuovo materiale in studio delle stelle future-pop svedesi Covenant, ma finalmente l'EP "Last Dance", edito in digipack (con adesivo annesso) in una tiratura limitata a tremila copie, giunge a colmare l'attesa per l'imminente full-length "Leaving Babylon", in uscita a settembre. La title-track, che inaugura l'EP, è quanto di più inconfondibilmente Covenant si possa udire: battito danceable, eccellenti soluzioni melodiche, l'inconfondibile voce di Eskil ed il consueto pathos drammatico all'altezza del refrain, per un brano destinato a diventare l'ennesimo classico sia in sede live che nei club europei. La traccia viene riproposta anche nel remix di Modulate ed in una versione alternativa, risultando in ambo i casi ancor più fisica e danceable, in vista dell'utilizzo che i dancefloor vorranno sicuramente farne. Gli EP offrono spesso e volentieri delle possibilità a quei brani che, per un motivo o per l'altro, non troveranno spazio negli album, e l'occasione si rivela quella giusta per testare le qualità dei due nuovi membri Andreas Catjar (sinora curiosamente noto solo per i suoi trascorsi neofolk coi Lovac e coi Down In June, questi ultimi autori di cover dei ben più noti Death In June) e Daniel Jonasson (meglio noto come Danucci negli ottimi Dupont di cui fa parte), che hanno rimpiazzato il dimissionario Daniel Myer (Haujobb). Jonasson è autore di "I Scan The Surface", cadenzato electropop dal taglio ipnotico, mentre il membro storico Joakim Montelius è la mente dietro alla liquida e cullante "We Go Down", dal retrogusto industrialoide; esperimenti, come detto, ed il migliore fra essi è senza dubbio "Slowdance", firmato da Catjar: un momento funereo e minimale fra rintocchi e spoken words, a dir poco inquietante nel suo lugubre crescendo, tanto che anche i fanatici dell'industrial più rumorosa e cupa potrebbero decisamente apprezzare, a testimonianza di quanta lungimiranza alberghi nel songwriting degli svedesi. EP di questo tipo sono per antonomasia uscite destinate a collezionisti, completisti ed a quei fans che bramano anche solo un assaggio del prossimo album, ma la qualità dietro ad un colosso della scena come i Covenant non è mai stata in discussione, ed abbonda anche in "Last Dance": ora aspettiamo l'album.
Roberto Alessandro Filippozzi