04-07-2013
DÓNIS
"Bars Bars"
(Dangus)
Time: (43:59)
Rating : 7.5
Nato dalle ceneri del progetto Wejdas ed attivo a livello discografico sin dal 1998, Dónis viene da più parti ritenuto come una delle figure-cardine della scena post-industriale lituana, e con "Bars Bars" giunge a quello che è il decimo album di una carriera ricca di realizzazioni. Prodotto ancora una volta da quella Dangus (etichetta di punta del panorama alternativo lituano, fra industrial, folk e rock) che ha accompagnato quasi tutta l'evoluzione di Dónis e confezionato in un superbo digipack a sei pannelli, il nuovo lavoro della creatura del mastermind Donatas Bielkauskas (artista coinvolto in svariati e sempre interessanti progetti) rappresenta un elemento di rottura col passato, in quanto decisamente più orientato verso il neofolk rispetto ai lavori precedenti, che suonavano invece molto più atmosferici e prossimi all'etno-ambient. Anche l'uso esclusivo della voce maschile, ad opera dello stesso Donatas (bravo ad interpretare testi in lingua madre, presi dalla tradizione locale), rappresenta una rottura col passato, ma la vera peculiarità di questa nuova fatica sta nel modo in cui è nata, ossia come finalizzazione in studio del lavoro che l'artista ha svolto assieme al figlio Aistis (di soli sette anni!) nella preparazione ad un festival tenutosi nel loro Paese. Donatas individua nel nuovo album un comfort domestico in antitesi con il perfezionismo tecnico, e per l'occasione si occupa di un'ampia gamma di strumenti (chitarra acustica, flauto, violino, elettronica ambientale, tastiere, flauto, cornamusa baltica, ocarina etc...), laddove il piccolo Aistis s'incarica di suonare percussioni e fischietti di terracotta. Ne nasce un lavoro che fa della semplicità la propria forza, non senza notevole perizia esecutiva ed arrangiamenti degni del blasone di Dónis, per un suono arioso e leggiadro che dipinge bellissimi quadri coi colori del Baltico e con la passione di chi fa musica con sentimento. "Mergyte Mano Mylima" inaugura il dischetto coi suoi toni prettamente nostalgici, mentre la title-track sa imprimere grande intensità pur fra vocals sussurrate, grazie a un magnetismo che si fregia di sapienti spunti elettrici; se "Mociute, Sirdele" è una folk-song da manuale sotto ogni aspetto, "Skrenda Skalas" e "Vidur Lauko" rappresentano invece il lato più suadente ed avvolgente del suono di Dónis, con un incedere accattivante dettato dal mirabile lavoro percussivo. Altro momento di spicco dell'opera è senza dubbio "Eisim, Broleliai, Namo Namo", song dotata di una forza e di un trasporto emotivo che non potranno lasciare indifferente chi vi presterà ascolto; chiude i giochi la strumentale "Sulijo...", i cui toni ossessivi trasmettono una luminosità che cattura e seduce. Un lavoro con tutte le carte in regola per affascinare gli amanti del neofolk, in special modo quelli che in esso ricercano un approccio profondamente diverso da quello dei gruppi mitteleuropei: l'ascolto è decisamente caldeggiato.
Roberto Alessandro Filippozzi