12-06-2013
THE SAINT PAUL
"Consequence"
(Danse Macabre/UCM Records)
Time: (52:27)
Rating : 8
Anche con questa uscita la Danse Macabre di Bruno Kramm non sbaglia il colpo. Nel passato di questo eclettico duo di Essen (March Schleser e il cantante Paul Kuhs, entrambi alle musiche) c'è solo un EP, "Rewind The Time", uscito per la medesima e blasonata etichetta germanica due anni fa. Un lavoro piacevole, non trascendentale, ma che dimostrava grandi potenzialità. Il duo torna sul mercato quest'anno con un attesissimo e forse procrastinato full-lenght, visto che i due sembrano aver superato la trentina da parecchio. E la professionalità si fa sentire, sia a livello produzione che sul piano compositivo. I Saint Paul sono nati solo tre anni fa, ma è difficile credere che questo "Consequence" sia nato solo negli ultimi tempi, vista la sua bellezza. Una decina di pezzi magnifici, incentrati sul future-pop più intimista e poetico. È ancora una volta il tempo a farla da ossessione nell'opera dei Saint Paul: se sul primo mini, dal titolo emblematico, appariva in copertina un orologio a cipolla, qui l'artwork è affidato a vecchie foto in bianco e nero, dagherrotipi che segnano lo scorrere degli anni. La musica dei due, invece, non potrebbe essere più innovativa, grazie anche all'ottima prova di personalità. Si parte con un brano simil-intro ("Inside Outside"), rumorista e decadente, prima di venir sorpresi da ogni singolo capitolo. Forse la title-track appare come la song meno ispirata, ma poco male, visto quello che segue. Lo splendido e scatenato singolo "Two Faces", per il quale si è girato anche un videoclip, non lascia rivali sul dancefloor, nonostante riecheggi un gusto retrò ritrovabile nei migliori Front 242. E non è poco, nell'era in cui persino l'EBM sta diventando parossistica. La magnifica "Rise And Fall" si aggiudica la nomina a miglior brano dell'anno nel suo settore, epica e sospesa come i migliori VNV Nation ci hanno abituato, ma qui verso nuovi idilli. Nelle ricercate "Last Black Rose", "Cowardice", "Lonely Despair" e "Came To Loose" vengono anche svelate delle viole, che tingono di sinfonico le dure composizioni electro e i beat rumoristi, tutto al servizio delle indimenticabili e coinvolgenti linee vocali di Paul. Era dai tempi dei Seabound che non si abbracciavano così bene due stilemi a sé stanti. Si chiude con la club-oriented "Eternity", dai riff taglienti, perché The Saint Paul non si nega qualche calata nel lato sinistro e oscuro. Un must anche per chi non è cresciuto con l'elettronica, grazie ad un suono che potrebbe mettere d'accordo gli oltranzisti della musica oscura e dell'electro più poetica.
Max Firinu
http://www.dansemacabre-group.com