30-05-2013
AKTIV[E|H]ATE
"Desynthesized"
(Advoxya)
Time: (57:41)
Rating : 7
Dopo aver trattato la scorsa settimana "Resynthesized", nuovo album dai tratti più tipicamente electro per l'act portoghese, ci occupiamo ora del suo 'gemello cattivo' "Desynthesized", basato su chitarre e soluzioni più vicine a quel metal che ISK pare proprio non disdegnare affatto. Un lavoro dalle intenzioni chiarissime sulla carta, ma a sua volta vittima di un ulteriore dualismo: se è infatti vero che la chitarra granitica e tagliente di scuola metal accompagna ogni singolo brano, è doveroso sottolineare come da un lato vi siano song che sfruttano le strutture harsh-EBM tipiche del progetto con l'aggiunta non invasiva della sei corde (come già accaduto in alcuni episodi del debut "In Terrorem", peraltro), rimanendo in orbita dancefloor, mentre in altri frangenti sia il rifferama che i ritmi spingono con forza verso lidi metal piuttosto estremi, nonostante la componente elettronica. Vi è la carica groovy e la tipica intensità da club in momenti quali il possente mid-tempo iniziale "Spite", "Whorenography", "The Ordeal Glee", la più cruda "Sacrifice" e "The Bleeding", ed in questi frangenti la chitarra non disturberà di certo né chi si diletta con progetti come Vigilante o Hardwire, né chi all'elettronica chiede una durezza ai limiti dell'efferatezza, visto che poi è proprio l'harsh-EBM l'approdo più indicato per quegli extreme-metallers di vedute più ampie che provano ad avvicinarsi all'electro a tinte scure. Discorso diverso per quei brani che, oltre ad ospitare riff davvero feroci e metal-oriented in tutto e per tutto, si rifanno al metal anche per quanto concerne i pattern ritmici: in tale direzione si muovono la virulenta "Gutter Zen", la violenta e tirata "Digital Decay", "Vermin Verminis", "Infection" e la conclusiva "Vulturian Shades", tutti episodi dove la pur presente componente electro passa inevitabilmente in secondo piano. Esula un minimo da questa sorta di dualismo la spigolosa, tesa e ansiogena "A Furious Djinn Awakens", mentre la cattiva "Nova" e la più diretta e club-oriented "Tangent To Oblivion" sono i due momenti meno accattivanti dell'intero lotto. Sebbene il dualismo dell'album possa scontentare chi il metal non lo ha mai digerito e, per contro, esaltare qualche metallaro in cerca di emozioni differenti, alla fin fine va premiata la rocciosa solidità di un'opera magari priva di reali highlights ma compatta, sulla cui durezza non si discute, con una voce davvero malvagia e tagliente (senza paura degli screamers di estrazione death o black) come comune denominatore: sarà il vostro background a consigliarvi sul da farsi, tenendo presente che quest'album e il suo 'gemello' electro sono disponibili non solo singolarmente e separatamente, ma eventualmente anche assieme nel box "X-Synthesized" (con in aggiunta il remix-CD esclusivo "Demanufactured").
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.advoxya-records.com/