23-05-2013
FIRE + ICE
"Fractured Man"
(Fremdheit)
Time: (41:29)
Rating : 7
Era una scommessa dare un seguito a "Birdking", l'ultimo album dei Fire + Ice uscito ormai dodici anni fa e assurto in breve a capolavoro tanto inaspettato quanto assoluto. Lo sapeva bene Ian Read (titolare unico del progetto), il quale ha tentennato parecchio prima di cimentarsi con una nuova opera che sarebbe diventata oggetto di confronto col disco precedente. Tali presupposti hanno portato ad un lavoro ben organizzato anche dal punto di vista tecnico, supportato da una 'squadra' di collaboratori d'eccezione. "Fractured Man" riassume in sé le varie coordinate del neofolk di prima generazione, all'interno del quale si è formata la carriera artistica di Read, vicino per suoni e temi ai blasonati Death In June, Current 93 e Sol Invictus, con cui i Fire + Ice hanno condiviso il ruolo di icona e fonte d'ispirazione per molti progetti artistici cresciuti dagli anni '90 in poi. La piccola schiera che contorna Ian dà garanzie di qualità: parte dei brani sono creati da Sonne Hagal e Unto Ashes, alcune partiture vocali e di chitarra sono firmate da Douglas P., gli arrangiamenti opera di Michael Moynihan ed Annabel Lee (Blood Axis) ed il supporto strumentale in parecchie tracce è dato dal fido Vurgart, tutti nomi di grande livello che contribuiscono in maniera cruciale alla realizzazione di un album che unisce malinconia ed intensità, incrociando l'acustica tipica del genere con i vibranti tappeti di harmonium e con rifiniture al contempo neoclassiche e tradizionali. L'opera mantiene un'uniformità sonora che possiamo riscontrare in titoli passati come "Hollow Ways", ma con una resa audio meno scarna e una maggiore attenzione agli arrangiamenti. "Birdking" appariva sicuramente più ricco nei toni e nelle variazioni stilistiche, ma come spesso accade, dopo un lavoro epocale arriva un titolo dal profilo dimesso, sebbene curato nei minimi dettagli. La pacata sacralità, leitmotiv di buona parte dei pezzi dei Fire + Ice, torna prepotente in questo lavoro, a suo modo sornione, non immediato ma dotato di una preziosità immediatamente percepibile. Per altri versi sembra di ascoltare il canto del cigno di un genere che lo stesso Read aveva lasciato nel 2000, in epoca aurea, e che ritrova adesso in condizioni deficitarie: "Fractured Man" ne recupera gli aspetti migliori e alcune tematiche originarie, oltre a cantarne un eterno crepuscolo con l'aiuto di protagonisti storici. Brividi di nostalgia.
Michele Viali