16-05-2013
GHOST & WRITER
"Red Flags"
(Dependent Records)
Time: (73:07)
Rating : 8
A poco più di due anni dal buon esordio "Shipwrecks", il progetto composto dal singer tedesco Frank M. Spinath (Seabound, Edge Of Dawn) e dal belga veterano della scena electro Jean-Marc Lederman (The Weathermen, Fad Gadget e molti altri...) torna con l'atteso secondo album, ancora una volta sotto l'egida della Dependent per il mercato europeo. La prerogativa cardine del debut, ossia quella di vantare 8 brani originali ed altrettanti remix in perfetto ordine speculare, si ripete con "Red Flags", in quella che a quanto pare sarà la norma ad ogni full-length del duo. La coppia mantiene il medesimo assetto dell'esordio, confezionando brani di elettronica trasversale e slegata dagli stilemi del synthpop o del future-pop, capace di sfruttare suoni e ritmiche a tutto tondo sia con groove ed impeto dance, sia con sentimento e raffinatezza. L'accoppiata iniziale composta dalla trascinante "Just The Same" e dalla catchy "Hurricane" inaugura l'opera con sinuosa agilità e groove dal piglio ballabile, mentre le movenze rallentate del raffinato singolo "Never Take Fire" mostrano il lato più malinconico del duo nei suoi risvolti più emozionali. Se "Gambit" è un mid-tempo carismatico che conduce al solito ottimo refrain, "Shine" si presenta più vorticosa ed algida nelle sue architetture sonore, laddove la cadenzata e magnetica "Beyond Repair" sfodera un groove altamente seducente; "Demons Crawl" è forse il momento meno incisivo del lotto, ma resta pur sempre una spanna sopra la media grazie all'abilità ed all'esperienza dei due (e ad esaltare l'ottima produzione c'è il mastering di Daniel B. dei Front 242), mentre l'ultimo dei brani originali, "(Do I Have) Your Word" presenta cupi ed ansiogeni toni notturni che colpiscono per la profondità emotiva espressa. A seguire la scaletta viene ripresa tale e quale nei rispettivi remix (la conclusiva versione 'Titanic Moon' di "(Do I Have) Your Word", resa dagli stessi Ghost & Writer una sorta di breve canzone d'epoca, ha però più le fattezze di una 'outro'), messi in atto da nomi del calibro di Iris, Hecq, Akanoid, Acretongue, Diskonnekted e Dead When I Found Her, oltre che dal meno noto Splitter (che rende più scarna e dolce "Hurricane"). Tutte rielaborazioni degne di nota e interessanti, come era lecito attendersi: bene gli Iris che rallentano con classe le movenze di "Just The Same", Hecq che rende più notturna e ritmata "Never Take Fire", Akanoid che dona solidità e groove a "Gambit", Acretongue che tinge coi colori della notte "Shine", i Diskonnekted che forniscono "Beyond Repair" di un letale e pregiato piglio da club e Dead When I Found Her, che ricostruisce sagacemente a livello ritmico "Demons Crawl". Alto il livello dei brani originali e più che adeguato quello dei relativi remix: forse questa formula dualistica non piacerà a tutti, ma l'affiatamento raggiunto fra la sempre ottima voce di Frank e le indiscusse capacità strumentali di Jean-Marc, unito all'attenta selezione dei remixer e ad un concept grafico/lirico romantico e noir del consueto spessore, sono elementi che fanno la differenza in una scena che troppo spesso non ha la forza, la volontà o più semplicemente i numeri per slegarsi da schemi precostituiti, come i Nostri riescono invece a fare benissimo. Ghost & Writer si conferma un act più che mai trasversale e dall'ampio potenziale, ma con tutte le carte in regola per sedurre in primis i fruitori di electro melodica a tinte scure.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.ghostandwriter.com/