09-05-2013
LUDOLA
"Rogate Czapki, Rogate Serca"
(Bunkier Productions)
Time: (35:52)
Rating : 7
Lieto ritorno quello della Bunkier Productions, label polacca che fu a suo modo protagonista durante la terza generazione di martial folk grazie ad una buona lista di realizzazioni su CDr. La nuova ondata produttiva inizia nel 2011, dopo anni di silenzio, segnata dall'esordio dei connazionali Ludola con l'album "Przedwiosnie", al quale segue il qui presente "Rogate Czapki, Rogate Serca", uscito nel settembre 2012 in formato CD. I Ludola sono un quartetto acustico che lega i suoni tradizionali della propria terra a melodie ricche di malinconia, unite a testi riguardanti la guerra, le radici, la decadenza dell'era moderna e quel passato che dovrebbe insegnare a non ricommettere oggi gli errori di ieri. Il tutto viene interpretato con chitarre acustiche e fisarmoniche, alternando tempi veloci, valzer e pathos struggente. Il canto, rigorosamente in polacco, ci collega alla grande stagione neofolk tedesca, tesa al recupero di valori perduti non solo attraverso i testi, ma anche tramite melodie strettamente connesse ad un retroterra antico e solido, avverso al melting-pot culturale imposto negli ultimi decenni. I Ludola rivedono la lezione germanica adattandola alle diverse esigenze geografiche, modus operandi messo in pratica in tempi recenti da molte band provenienti dall'Europa orientale. Sebbene costruito secondo una ricetta ormai più che prevedibile, l'album funziona bene: suoni cristallini, melodie efficaci, strumentisti tutt'altro che improvvisati e resa audio ineccepibile sono elementi chiave, spesso sconosciuti ai progetti che frequentano questo genere. A ciò vanno aggiunti testi non banali ed un nutrito numero di riferimenti storici, fondamentali per dare linfa ai temi trattati. La bella confezione consta di un lussuoso libretto fuori formato in cui sono riportate tutte le liriche in polacco e in inglese. Musicalmente a metà tra Forseti e Sturmpercht, ma con argomenti classicamente eroico-bellici. Indicato a chi ha nostalgia del caro vecchio neofolk.
Michele Viali
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