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Room 101

01-05-2013

MESH

"Automation>>Baby"

Cover MESH

(Dependent Records)

Time: (63:59)

Rating : 8.5

Tre anni e mezzo dopo l'eccelso e celebrato "A Perfect Solution", il duo di Bristol torna a dare la sveglia alla scena synthpop europea con la sesta fatica in studio. Dare la sveglia perché, qui nella Vecchia Europa, qualcuno si è seduto sugli allori o si è impantanato in stilemi mutuati da correnti electro più 'quadrate', ed allora, come nella più logica delle metafore calcistiche, devono scendere in campo i 'top player' per dare la svolta alla partita. Una partita a tutto campo, perché là fuori c'è ancora una buona fetta di ascoltatori che rifiutano un pop trasformato in pura oscenità da MTV, corporazioni discografiche e media commerciali, e che magari ascoltano col giusto spirito non solo i Depeche Mode, ma anche qualche altra realtà sopra le righe (tipo gli Hurts), comprando realmente i dischi invece di 'consumare' passivamente un singolo fintanto che le radio lo programmano. Molte di queste persone potrebbero trovare la via verso quella scena synthpop che, in quanto indipendente e lontana dai milioni delle invasive e inquinanti major, rimane impossibile da scoprire attraverso i canali commerciali (riviste incluse). Ma una volta scoperta, servono di quei nomi con una marcia in più per fare breccia nei cuori di gente che questa scena - dall'alto potenziale, ma sempre con tratti oscuri - non l'ha mai conosciuta, ed è fuori discussione che i Mesh siano fra questi, assieme a Iris, Lowe, Statemachine, Babylonia, Alien Skin e pochi altri. Da simili artisti, che hanno sempre dato prova di una maturità e di capacità largamente superiori, sia a livello di songwriting che di esecuzione, è arduo aspettarsi cadute di tono: non fa eccezione il duo Mark Hockings/Richard Silverthorn, punta di diamante del synthpop europeo che sa sempre come affrontare una nuova sfida, tornando ogni volta con un lavoro da vertici assoluti della scena. "Automation>>Baby", come previsto, non tradisce le altissime aspettative: un gioiello nel più puro stile Mesh, ossia un travolgente synthpop impreziosito dalla chitarra che conquista con la forza di canzoni inattaccabili, con ritornelli da applausi a scena aperta. Se esecuzione, produzione (curata dall'espertissimo Olaf Wollschläger) ed arrangiamenti sono ai massimi livelli, come era logico pensare vista la classe e la maestria del duo britannico, resta da valutare solo più l'efficacia dei nuovi brani, in un lavoro che ancora una volta risulta compattissimo e completo come pochi altri sanno essere. Se risulta impossibile trovare momenti trascurabili, o comunque 'di routine', sono per contro molti gli episodi che nobilitano un'altra grande prova: l'opener dal giusto impatto "Just Leave Us Alone", una "You Want What's Owed To You" magnificamente catchy e carica di groove, la ritmata e intensa title-track, la più delicata "The Way I Feel" (dalle squisite pennellate sinfoniche), l'incisivo e affilato singolo "Born To Lie", la solida e groovy "When The City Breaths" ed il gran finale, affidato all'eterea e drammatica "You Couldn't See This Coming", che fa calare il sipario con un fiume in piena di puro pathos. Non da meno gli altri pezzi, sempre e comunque esaltati da refrain magistrali, ma il top del disco lo si raggiunge con "This Is The Time", altra potenziale hit (e ve ne sono tante nell'ora abbondante dell'album, disponibile anche nel formato box con spilla, adesivi e bonus-CD in 2500 esemplari) di grande solidità e rara intensità che sfocia in un ritornello da favola per chi ama queste sonorità. I Mesh si ripetono sui livelli che a loro competono, quelli massimi del miglior synthpop, e a chi ama profondamente il pop elettronico a tinte scure non serve ribadire come anche questa loro nuova gemma non possa mancare in ogni collezione di musica che si rispetti. Infallibili.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

http://www.mesh.co.uk/

http://www.dependent.de/