07-04-2013
SLAVE REPUBLIC
"Quest For Love"
(Accession Records)
Time: (49:24)
Rating : 7.5
Tre anni dopo il positivo esordio "Electric One" il duo tedesco torna finalmente con l'atteso secondo album, sempre sotto l'egida della rinomata Accession. La formula orchestrata da Alec Fu ed Alex Alice aveva sortito buoni effetti grazie all'accortezza del duo nel miscelare influenze indie/wave in un impianto synthpop col cuore rivolto agli 80s, e se nel frattempo i Nostri sono senza dubbio maturati ulteriormente ad ogni livello, è fuori discussione come si sia inteso non cambiare uno schema vincente. Permangono dunque la facilità di scrittura, la cura negli arrangiamenti, la pregevolezza dei suoni e l'abilità nello sfociare sempre in un valido refrain, come dimostra immediatamente la carismatica opener "Paint My Heart Black", autentica hit synthpop che rimanda al meglio degli anni '80 con classe e forza. Già dalla seguente "Walking Ghost" i tratti indie/wave iniziano ad emergere dal piglio danceable, fino a prendere il sopravvento in una "Emptiness" dal refrain intensamente chitarroso che sa porre l'accento sul pathos; l'apporto vocale di Torben Wendt (Diorama) completa le geometrie scarne ed ossessive di quella "Primärreiz" che però convince meno degli altri momenti d'impeto ballabile, come ad esempio l'algida "Promises And Broken Hearts". I tratti indie vengono fuori in maniera più evidente nello scattante up-tempo "Ménage À Trois", che fa il paio con la freschezza ed il bel groove sprigionati da "Lovers' Suicide", anche se il maggior potenziale da hit fra le restanti canzoni appartiene di diritto a "Lashes Kiss"; gran finale - prima dei consueti remix posti in coda - con la title-track, sofferto momento per piano e voce che concede spazi ridotti ma significativi alla componente electro, evidenziando l'eccellente prova vocale del sempre più convincente Alec. Tre i remix che portano l'insieme a sfiorare i 50 minuti: quello di Daniel Myer (mente di Haujobb ed anche produttore del disco in esame), che per inciso suona ottimamente ed esalta i tratti ottantiani di "Paint My Heart Black"; quello minimale degli Absolute Body Control per "Primärreiz" e quello club-friendly di Tonkollegium per "Promises And Broken Hearts", tutti potabili. Senza mutare la propria identità, ed anzi proseguendo su di un solco ben tracciato, il duo si conferma sui buoni livelli del debut, indovinando nuove piacevoli song dal potenziale sempre estremamente trasversale: va benissimo così, vista l'efficacia di quanto proposto, e sarà interessante vedere come i Nostri affronteranno il giro di boa del terzo album.
Roberto Alessandro Filippozzi
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