30-03-2013
DYNAMIC SYNDICATE
"Noises"
(Echozone/Masterpiece)
Time: (45:07)
Rating : 7
Formatosi nel 2009, questo duo residente nella bella Colonia giunge alle stampe per la sempre più attiva Echozone, che diverse volte ha centrato il bersaglio svelando ottime realtà esordienti. Sasha Schneider (tastiere, drumming e voce) e Alex Riedl (chitarre) fondano la loro esperienza musicale su di un riuscito crossover tra industrial rock, electro-punk e breakbeat, anche stando a quanto la loro biografia ci presenta. Militando già negli anni '90 tra diverse band elettroniche, ci si aspetta in teoria che i Dynamic Syndicate suonino piuttosto danceable, a cavallo tra le sfuriate sintetiche e ritmate di Crystal Method o più volutamente commerciali come i Prodigy fecero appunto quasi un ventennio fa. In teoria, perché "Noises" non può essere più esaustivo nel titolo. Quarantacinque minuti di macigni sì elettronici, ma principalmente fondati sul potere delle chitarre, taglienti ed elettriche, in grado di far sfigurare le heavy metal band più fragorose. Spesso le vocals riverberate e ovattate di Sasha non fanno altro che coprire le flebili partiture elettroniche, ma le chitarre sempre in primo piano di Alex graffiano dal primo all'ultimo secondo. Non propriamente un progetto electrobeat, quanto un possente muro industrial-metal, misantropo e ministriano, però vincente. Le schitarrate di "Into The Night" o "Breakin' The Ice" lasciano poco spazio all'immaginazione, smorzate raramente da qualche timido riff tastieristico. "Overkill" è una pomposa thrash-song che recupera la freddezza dei Metallica o degli Anthrax tinteggiata di basi sintetiche, lungi da esser ballate. La ridondanza di canzoni più english-punk come "Out Of My Head" o "Take This" non sfigurerebbe nei rave più selvaggi, mentre il sunto dell'essenza dei Dynamic Syndicate sembra esplicativo in "Bow Down" o ancor meglio in "Sacrifice", col suo refrain heavy e la sua sezione ritmica atona. Non c'è spazio per il compromesso o la fantasia in "Noises": tutto è infettato di aggressiva verve elettrica, lasciando quella elettronica stuprata ed esausta. Un connubio però che ha molto seguito, soprattutto per chi ama quella scuola industrial metal lontana dagli stereotipi commerciali, ma come l'oltranzismo sonoro richiede. Consigliato per chi prova nostalgia dei 90s all'insegna del caos e dell'estetica post-moderna che il crossover tra elettronica e metal ha, nel bene e nel male, generato.
Max Firinu
http://www.dynamicsyndicate.com/