06-03-2013
ANDREA PELLEGRINI, TANJA ZAPOLSKI, MARTIN HALL
"If Power Asks Why"
(Panoptikon)
Time: (42:25)
Rating : 8.5
Un nome come quello di Martin Hall, attivo sin dal 1979 e che ha gravitato per oltre trent'anni nel mondo della musica attraverso espressioni artistiche a cavallo fra punk, elettronica, gothic, pop, industrial, cabaret, musica classica e da camera, non necessita certo di troppe presentazioni. Artista a tutto tondo (è anche scrittore, critico, attore...), lo storico personaggio danese ha militato in molte formazioni, ma da tempo ha intrapreso una carriera solista decisamente più sperimentale, sempre con ottimi risultati e raccogliendo grandi consensi. L'ultima 'sfida' intrapresa dal Nostro lo vede prestare la sua penna di songwriter al fenomenale talento vocale della giovane mezzosoprano Andrea Pellegrini ed alla leggiadria pianistica dell'esperta Tanja Zapolski, entrambe danesi d'adozione e alla ribalta nel panorama classico e sinfonico della Danimarca. Scritto e prodotto da Martin, ma arrangiato per quanto concerne piano e quartetto d'archi dal primo violino Alexander Zapolski, il lavoro si compone di nove brani che, pur basandosi inevitabilmente sulle prerogative classiche della strumentazione impiegata, denotano una costruzione che funzionerebbe a meraviglia se interpretata in uno qualunque degli altri stili che fanno parte del bagaglio d'esperienza del loro autore. Se a questa grande malleabilità compositiva si aggiunge una pletora di eccelsi collaboratori ai vari strumenti (fra cui l'ensemble avant-garde danese Lydenskab), nonché una serie di testi definiti fra i più esuberanti mai scritti da Martin, si nota come dietro a questa uscita vi sia enorme cura per i dettagli e, soprattutto, una forte visione d'insieme. E i risultati sono più che tangibili: se il piano della Zapolski scivola via con immane dolcezza toccando le corde dell'anima, la voce della Pellegrini è un'autentica meraviglia da udire, segno che il talento di cui tanto si parla è reale e non frutto di chissà quale hype costruito ad arte. Gli archi e gli altri strumenti coinvolti completano splendidamente canzoni di enorme intensità, capaci di crescendo che mettono i brividi per la forza vocale di Andrea e per il turbinio di sensazioni in cui catapultano ("Dead Horses On A Beach", "Hope Is A Lack Of Information" e la conclusiva, appassionata title-track dai tratti simil-rock). Momenti come "MILFs, Cum And Schopenhauer" (dal groove istrionico e dotata di sublimi break d'archi) , la più ariosa "Feeling Like A God" o la passionale ed intima "Notes On Self-Destruction" sottolineano tutta la classe e l'esperienza di questa sorprendente congrega di artisti danesi, che ci regalano un lavoro diverso dai soliti canoni, realmente in grado di rileggere la musica moderna con un approccio neoclassico flessibile ed arguto, non senza quel gradito velo d'oscurità che ammanta il tutto. Da ascoltare assolutamente, per chi si sente ingolosito dalle prerogative di un'opera simile.
Roberto Alessandro Filippozzi