17-02-2013
JILL TRACY
"Silver Smoke, Star Of Night"
(Projekt)
Time: (33:38)
Rating : 8.5
Spesso purtroppo non si ha la possibilità di scoprire artisti di un certo calibro a causa delle difficoltà di distribuzione in cui si trovano molte etichette indipendenti, perciò è doveroso ringraziare ancora una volta l'inossidabile Projekt di Sam Rosenthal, che partecipa appieno alla scoperta solo recente (nonostante gli esordi discografici risalgano al 1995) di una delle migliori protagoniste del neo-cabaret americano. Originaria di San Francisco, la pianista e cantante Jill Tracy non si è mai fermata solo alla musica, e ha esplorato l'arte in diverse dimensioni, tra cui le performance visive, il cinema e le colonne sonore. Non basta comunque tutto ciò per decantarne le doti. "Silver Smoke, Star Of Night" è il quinto lavoro consecutivo firmato da questa modesta e dotata musicista, ed è un disco che non necessita di distaccarsi dallo stile di tutti i suoi precedenti. Pubblicazioni mai inferiori alle aspettative, come i primi "Quintessentially Unreal", "Diabolical Streak" o l'ardito "Into The Land Of Phantoms", colonna sonora composta ex novo ispirata al "Nosferatu" di Murnau. Lo stile della Tracy sfiora il sublime. Il piano e la sua incantevole voce poetica, accompagnata da una band preparatissima, ma sempre in secondo piano. Con la Tracy si è al cospetto di una regina, sovrana della perfezione (è anche produttrice col chitarrista John Anaya), autrice di incontaminata bellezza nella sua accezione più vera, e questo quinto disco è solo l'ultimo perfetto tassello di una carriera coronata dall'amore per la musica. Impossibile non farsi incantare dalle cullanti "We 3 Kings", "O Come O Come Emanuel" o "God Rest Ye Merry Gentlemen". Jill gorgheggia come un angelo sceso sulla Terra, schiaccia i tasti del pianoforte con grazia e solerzia, la sua band la segue come una discepola. Una prova quella incisa in quest'album che potrebbe far imbarazzare le colleghe più illustri, anche solo nel continente americano. L'ambigua "Room 19" (dove viene accolto tra le righe del pentagramma anche il violino di Paul Mercer) fa rimembrare la Tori Amos del decennio precedente. Sarebbe però riduttivo e fuorviante confrontare la Tracy ad altre cantautrici: la stella della notte del titolo brilla da sola, ed illumina l'intera galassia. Persino le sue piacevoli e ricorrenti rivisitazioni ce lo ricordano, come la natalizia "Carol Of The Bells" (nel debutto era toccato a "Paint It Black" degli Stones, con risultati altrettanto eclatanti). Uno delle migliori uscite recenti della Projekt, nonché del panorama globale. Evocativo, a tinte oscure, elegante e innovativo nella sua semplice e delicata sostanza. Non serve altro. Unica pecca è la breve durata, ma si può benissimo sorvolare.
Max Firinu