26-01-2013
TERVAHÄÄT
"Patria"
(Anima Arctica)
Time: (36:08)
Rating : 7.5
Nel recensire "Kalmonsäie", secondo album del duo finnico Tervahäät uscito lo scorso 10 ottobre, avevamo detto di come il terzo full-length "Patria" fosse dato in uscita per il vicino 6 dicembre, e così è stato. Ci ritroviamo quindi già per le mani il terzo capitolo della saga di questo duo, il cui approccio ancestrale alla tradizione folk del proprio Paese, dagli affascinanti tratti mistici e rituali, ha profondi legami con la Terra e da essa trae ispirazione e forza. Grande era stato il passo in avanti fatto segnare con "Kalmonsäie" rispetto al debut eponimo, che soffriva di un piglio ancor troppo primitivo e di una costruzione lacunosa, ma chi pensava che la parabola artistica del duo fosse destinata a ripetersi nella sostanza, vista la vicinanza fra le ultime due uscite, dovrà ricredersi alla luce di quanto proposto nei 36 minuti della nuova fatica. "Patria", autentico tributo al suolo di appartenenza (la cui iconografia nazionalistica del mirabile digipak a sei ante non cela velleità totalitarie che non appartengono ai Tervahäät), si spoglia infatti di percussioni, echi rituali, canti a cappella e crudeltà elettriche per sposare un approccio ancor più semplice e diretto nel suo essenziale respiro folk. Un lugubre piano ed un efficace spoken word guidano l'opener "Aamurusko", dotata di quel taglio epico che permea larga parte dell'opera, ma subito la ballata acustica "Matomieli" svela quel piglio folk che è la vera anima di "Patria", con sontuosi tratti sinfonici che arricchiscono una semplicità direttamente legata ad un'intensità palpabile. La dolcezza sinfonico-fiabesca della breve "Lemmitty" cede il passo al delicato arpeggio della malinconica e dimessa "Muistelma", laddove invece la matrice folk si fa più accorata nella forza evocativa sprigionata dalla successiva "Voitonmalja". Se qualche lontano orpello elettrico fa capolino fra la delicatezza di "Riiuulaulu", la toccante "Virtaus" assume toni decisamente più malinconici; "Taivaidentakaiset", nei suoi 7 minuti di durata, apre soffusa con altri convincenti spoken words, prima di accendersi coi crismi della canzone sulla scia di cantati ottimali (bene la prova vocale lungo tutto l'arco del disco, sulla scia dei progressi evidenziati nel precedente opus), mentre tocca al superbo e dolente requiem sinfonico "Isäinmaa" apporre l'ultimo sigillo ad un'opera di grande compattezza e fascino. I Tervahäät hanno trovato la dimensione ideale in un suono folk personale e splendidamente ricco di umori legati alla propria Patria, e vi sono riusciti lasciando che l'ispirazione coincidesse con la semplicità e l'immediatezza dei sentimenti più puri: onore al merito, e c'è da credere che la loro ammirevole parabola artistica saprà ancora sorprenderci positivamente.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.animaarctica.fi/tervahaat/