13-01-2013
UNTO ASHES
"Burials Foretold"
(Projekt)
Time: (45:38)
Rating : 8
Dopo il debut eponimo autoprodotto del lontano '97, e segnatamente con la ristampa nel 2000 del seguente "Moon Oppose Moon" (uscito nel 1999 su Dying Time), la carriera dell'act americano è sempre proseguita - salvo che per alcune stampe europee parallele - sotto l'egida della Projekt di Sam Rosenthal, giungendo ora al settimo atto di un sodalizio quanto mai ideale per entrambi. Avevamo lasciato il mastermind Michael Laird nella primavera del 2009 con "The Blood Of My Lady", ove il nostro era rimasto 'orfano' delle preziose voci femminili che da sempre l'avevano accompagnato (quelle di Ericah Hagle e della tastierista Natalia Lincoln, quest'ultima confluita nel supergruppo tedesco VocaMe assieme a gente che milita in act prestigiosi come Qntal, Helium Vola, Estampie...), ma aveva trovato il supporto ideale in due ospiti di lusso come Kim Larsen di :Of The Wand And The Moon: e Sonne Hagal. Oggi quelle due presenze femminili tornano ad accompagnare il fine cantore folk d'oltreoceano, e assieme a loro troviamo una formazione che, oltre allo stesso Laird ed ai molti strumenti da lui suonati, vede presenziare Donald Wysoski-Drake (cornamusa), Catherine Bent (violoncello) e William Wiegard (corno francese). Ricompattata la line-up, il Nostro continua ad incantarci con un folk intimo e senza tempo, che s'imbeve della Tradizione anche quando di essa sfrutta solamente i versi (la magnifica danza "Pilzentanz"), e che nel suo squisito piglio acustico riesce a donare vesti completamente nuove a cover tanto inattese (quella davvero stupenda di "Kathy's Song" degli Apoptygma Berzerk, e i più attenti ricorderanno che in passato Unto Ashes aveva già reinterpretato un pezzo future-pop come "One World One Sky" dei Covenant) quanto magnifiche (la favolosa rilettura del classico dei Van Halen "Running With The Devil"), mantenendo viva una spiccata propensione alla 'revisione' e l'innata capacità di piegare stili differenti alle proprie prerogative. Il livello del songwriting è sempre altissimo, segno evidente dell'ispirazione che mai è mancata a Laird e soci, ed i momenti più alti di un'opera così emozionante toccano l'anima: il delicato folk oscuro dalle impennate drammatiche di "She Binds Away The Night", l'intima dolcezza di "Night Is Coming Soon", la dolente e toccante "I Remember Happiness", l'austerità non priva di pathos di "Spring Magic" ed un gioiello di rara intensità come "Young Men Leave For Battles Unknown" valgono fino in fondo la spesa per l'ennesimo sigillo di una carriera inappuntabile, per un act che non ha mai pienamente raccolto il dovuto. Chissà che non sia proprio questo eccelso ritorno a convincere chi fosse ancora scettico riguardo alle capacità di un nome che, come trasporto emotivo, in ambito folk - e non solo - teme pochissimi rivali...
Roberto Alessandro Filippozzi