04-12-2012
JOHN 3:16
"Visions Of The Hereafter - Visions Of Heaven, Hell And Purgatory"
(Alrealon Musique)
Time: (49:46)
Rating : 7.5
Sono trascorsi solo pochi mesi da quando abbiamo parlato per la prima volta del progetto dello svizzero Philippe Gerber, segnatamente in occasione dello split primaverile in vinile con FluiD, altro act facente parte del roster dell'interessante etichetta Alrealon Musique (fra i nuovi nomi del panorama discografico da seguire con più attenzione). Dopo una serie di uscite brevi fra il 2007 - anno di fondazione del progetto - ed il 2012, finalmente l'ex Heat From A DeadStar debutta sulla lunga distanza, sfoggiando un titolo che si ricollega ancora una volta all'immaginario evangelico evocato dal versetto che è stato scelto quale monicker. Con una produzione di alto livello, in grado di sottolineare lo spessore emozionale derivante dall'intreccio tra la chitarra e l'elettronica, Gerber riesce a creare un manto sonoro altamente avvolgente sfruttando trame che si abbeverano alle fonti più disparate (darkwave, shoegaze, coldwave, industrial, downtempo, trip-hop, drone...), per miscelarsi perfettamente in un flusso strumentale che determina con forza le atmosfere ricercate. Nel raffinato mosaico sonoro di John 3:16 vi sono momenti soffusi che accarezzano l'ascoltatore e lo incantano con una carica emozionale sempre forte (l'onirico incipit "The Ninth Circle", la mesta e dolente "Star Of The Sea / Guardian Angel", la melliflua "Through Fire And Through Water"), così come episodi dove la solidità ritmica entra in gioco sorreggendo magnificamente l'impianto atmosferico (la groovy "Throne Of God / Angel Of The Lord", l'ossessiva e a tratti rocciosa "The Inner Life Of God / The Father..."), ed il denominatore comune più significativo sta in un'intensità sempre altissima, ad ulteriore testimonianza della padronanza dei propri mezzi da parte di Philippe. Fra i momenti migliori di un'opera che non conosce reali punti deboli vi sono la meccanica "Abyss Of Hell / Clouds Of Fire" (pregiata e dolente nelle sfumature e nei ricami, grazie anche al clarinetto di Carolyn O'Neill/Rasplyn) e la macchinosa "Ascent Of The Blessed" (che, col suo crescendo da manuale, rappresenta il picco della stratificazione sonora messa in atto da Gerber), esempi massimi di quale sia il livello raggiunto dall'esperto musicista elvetico. Un disco che conferma tutte le buone premesse degli anni precedenti, potenzialmente in grado di sedurre chiunque sia in grado di lasciare che, in assenza di parole, un suono dal forte spessore emozionale delinei immagini e induca sensazioni. Con la netta sensazione che il Nostro saprà andare ben oltre questo notevolissimo esordio sulla lunga distanza.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://john316john.blogspot.it/