22-11-2012
TERVAHÄÄT
"Kalmonsäie"
(Anima Arctica)
Time: (39:16)
Rating : 7.5
È cosa naturale e logica che siano immagini di freddi paesaggi scandinavi ad accompagnare il concept di questo duo finlandese, poiché il suono di Tervahäät racchiude in sé quel gelo che rende affascinante anche il più rigido degli inverni. Glaciali sì, ma non come usano fare certe black metal band a quelle latitudini, bensì con un approccio ancestrale al folk tradizionale delle proprie lande d'origine, dotato di forti tratti mistici e rituali, ma dalle nervature primitive e legate alla Terra. Prerogative assolutamente intriganti, poste però in essere in maniera confusa e senza le dovute cognizioni pratiche nel debut eponimo di tre anni fa. Sebbene in certi ambiti un suono cristallino ed una perizia esecutiva assoluta non siano espressamente richiesti, specie quando le sensazioni evocate sono quelle giuste, i Tervahäät del debutto si sono rivelati sin troppo primitivi nel fissare su supporto fonografico brani mal bilanciati, ed è un bene che il duo finnico si sia preso tre anni di tempo per trovare la giusta chimica. Galantuomo come sempre, il tempo ha fatto la sua parte, ed oggi ritroviamo Antero Kaarna ed Ilmari Riimu ad un livello ben diverso rispetto a dove li avevamo lasciati nel 2009, ancora una volta supportati dalla connazionale Anima Arctica, piccola ma intrigante realtà del panorama discografico finlandese. Affinate le capacità pratiche e la produzione (tuttavia sempre ruvida e genuina), i Nostri sono riusciti anche a strutturare decisamente meglio i propri brani, trovando così nuova efficacia ed equilibrio nel fondamentale passaggio che permette di catturare appieno le sensazioni volute, disegnando per esse i più plausibili scenari. Nuovamente con una strumentazione sia elettrica che acustica, fra percussioni, corde e strumenti costruiti in proprio, il duo delinea ora trame molto più pregnanti, e dopo il buon incipit corale a cappella "Marrasvirsi" tocca a "Kalmonsäe" proiettare il suono verso eredità ancestrali e respiri di secolare ritualità, prima che un evocativo canto epico - di nuovo a cappella, ma stavolta in solitaria - la conduca al termine. Se le urla straziate che poggiano sui riverberi elettrici della chitarra in "Lumelleluvattu" sono una parentesi particolarmente cruda, "Otsontanssi" si dipana invece con fare sciamanico, ipnotica e lisergica, con un cantato perfettamente funzionale al forte magnetismo sprigionato. La gelida ed incessante mestizia di "Huolainniekka" avvolge col suo piglio dolente, prima che gli strumenti cedano di nuovo il passo alla vocalità a cappella, stavolta per un intreccio di canti di magnifica fattura ed immane pathos, per un momento toccante che è senza dubbio uno dei punti più alti dell'intero dischetto. Deliziosa anche la dolcezza di canto e chitarra acustica nella breve "Ylisillä", ma il meglio viene riservato per il finale: la conclusiva "Saattaja", da principio greve e mesta, lascia posto ad un arpeggio di estrema delicatezza e sentimento, cui si sposa un altro cantato perfettamente funzionale alla causa (è il caso di dire che la voce non è più un limite come ai tempi dell'esordio), per un brano che dimostra una volta in più quanta bellezza possa annidarsi nella semplicità. Testi rigorosamente in finlandese ed elegante confezione digipak a sei ante per questo bel ritorno che fa registrare per i Tervahäät un netto ed importante passo in avanti, grazie al quale si spera possano attirare le dovute attenzioni fra gli estimatori del folk a tinte scure. Non servirà attendere troppo per osservare le prossime tappe della parabola artistica dei Nostri, visto che il terzo album "Patria" è già dato in uscita per il 6 dicembre (!), mentre il quarto - provvisoriamente intitolato "Taival" - sta già prendendo forma...
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.animaarctica.fi/tervahaat/