11-06-2007
MR JONES MACHINE
"Återvändsgränd"
(Progress Productions/Audioglobe)
Time: (48:20)
Rating : 7.5
Il trio svedese, che bene aveva esordito ad inizio 2005 col positivo full-length "New Wave", torna a farsi sentire con l'atteso follow-up, col quale peraltro si registra il passaggio dall'inglese a testi cantanti interamente nella lingua madre. Sebbene la costituzione del gruppo sia cosa recente, c'è da dire che il trio - composto per due terzi dai fratelli Ollila - vanta proprio grazie ai due consanguinei Jarmo e Jouni un passato illustre in formazioni titolate quali Daily Planet, La Vogue, Pouppée Fabrikk, Project-X, MZ 412 ed altri, spaziando tra esperienze in vari ambiti quali synthpop, EBM, industrial etc... Non una band di 'novellini', dunque, e questo lo si era già capito ascoltando "New Wave", debutto discografico di livello ed ottimo esempio di quando un titolo diviene emblematico, visto l'amore del trio scandinavo per la new wave ottantiana e per gruppi quali primi Depeche Mode, Ultravox, Visage, Gary Numan, Yazoo, Human League etc, fino agli immancabili richiami ai Kraftwerk. Affinate significativamente le proprie arti, dalla fase di arrangiamento alle melodie, dai cantati alla produzione, dai ritmi alla costruzione degli efficaci refrain, il trio prosegue nel suo discorso improntato verso sonorità profondamente debitrici nei confronti della storica decade ottantiana, ma lo fa riuscendo nell'impresa di non ridursi mai ad una sterile e banale clonazione anacronistica delle gesta dei propri evidenti ispiratori, e davvero non è cosa da poco. Il sound di Mr Jones Machine si dimostra arioso e ricco di groove, preferendo soluzioni ritmate ed incalzanti che poggiano su quel senso della melodia oggi scomparso dal mondo del pop radiotelevisivo, al fine di creare la base ideale per le perfettamente calzanti vocals di Jarmo. Le canzoni scorrono via che è un piacere facendo battere spesso il piedino, ma i Mr Jones Machine possono vantare un songwriting più vario e completo rispetto ai tanti concorrenti, come dimostrano taluni passaggi lenti e cadenzati 'a la Martin Gore' ("Vilda Drömmar"), momenti più pacati ed avvolgenti (la melodica "Dansar Dansar" sarebbe stata una sicura hit nella prima metà degli anni '80...), frangenti più macchinosi e articolati (la nonostante tutto ariosa "Graverat Spår") ed enfatici episodi tesi e drammatici ("Höstpromenad"). Quello dei Mr Jones Machine è un sound che funziona, sia che si tratti di una hit accattivante come "Psalm Till Döden" (i cui cori da stadio risultano comunque più efficaci che ruffiani) o di un chiaro richiamo ai Kraftwerk come la minimale e groovy "Vår Man I Stockholm", e teniamo a ribadire come il non risultare tragicamente anacronistici (a quanti è già capitato in tempi recenti?) sia un grosso risultato quando si batte l'impervio sentiero dell'inimitabile pop elettronico di stampo '80s, dove è facile uscirne con le ossa rotte... I Mr Jones Machine riescono dunque nell'impresa di risultare credibili e dignitosi in questo pericoloso ambito, sicuramente senza strabiliare ma evidenziando una solida crescita strutturale, e pertanto l'imperativo per chi fu ragazzo/a negli anni '80 (che per gli 'altri' diviene un più mite invito) è quello di dar loro una chance, fermo restando che gli originali rimangono insostituibili ed assolutamente inavvicinabili.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.progress-productions.com/