11-06-2007
DAVID GALAS
"The Cataclysm"
(Vendlus Records)
Time: (72:36)
Rating : 9.5
David Galas, nato nel 1970 e meglio conosciuto come uno dei membri dei leggendari e compianti Lycia, torna alla musica con questo debutto assoluto come solista: cinque infiniti anni per portare a compimento il lavoro e oltre 70 minuti di stupenda darkwave. Le derivazioni sonore sono da ricercarsi ovviamente nelle esperienze maturate nei Lycia, ma soprattutto siamo molto vicino ai territori esplorati da un'altra importantissima band, gli Swans, tanto che in molti pezzi le similitudini sono molto forti (linee di basso e vocalizzi profondi). Molti i dischi dei Lycia dove Galas ha dato il suo contributo ("Lycia-Live", "The Burning Circle And Then Dust", "Cold", "Estrella" ed "Empty Spaces") e dai quali non si può prescindere per comprendere "The Cataclysm", dopo lo scioglimento della band - avvenuto nel 1999 - che ha rappresentato negli anni a venire una spinta a comporre nuovo materiale in totale e disorientante solitudine dal 2000 al 2005. David Galas è nato e ha respirato e composto musica sin da giovanissimo (1984), manipolando suoni con tastiere, chitarre acustiche ed elettriche, microfoni e sintetizzatori, suonando diversi strumenti (piano, sassofono, clarinetto, chitarra, batteria) e studiando teoria e composizione sin dal college. Dal 1993 inizia l'esperienza nei Lycia e nei progetti collaterali ad essi come i Bleak e i Tetsuo. Da queste notevoli premesse nasce "The Cataclysm", finito in settembre 2006 ma rilasciato in gennaio 2007, un concentrato di malinconia, tonalità depressive ed emozioni sottopelle intense e sussurrate trasformate in profonde composizioni dall'impatto devastante. Una base melodica, psichedelica ed eterea accompagnata da una voce corposa e sempre su tonalità piuttosto basse, che conferma l'invidiabile capacità di saper dosare gli elementi e lasciarli sottesi; darkwave di rara raffinatezza, quasi 'suicidal new wave' direi. Un album non commerciale, scuro, non facile, che chiede di essere ascoltato più volte ma che, come per magia, penetra e lascia il segno. Il disco è scritto, composto, prodotto e registrato da Galas, così è essenzialmente un lavoro frutto della sua immaginazione, depressa e tormentata, ma tanto attraente che risulta difficile separarsene. Da menzionare la copertina: atmosfere post apocalittiche nelle fotografie di Elena Filatova scattate nella zona di Chernobyl dopo l'incidente nucleare, gli stessi ambienti chiusi ed abbandonati che facilmente possiamo trovare in ogni singola nota del disco. Ogni canzone meriterebbe un approfondimento, ma sarà compito dell'ascoltatore sviscerare a fondo il disco. Per quanto mi riguarda merita una nota "The End Is Always Closer", ma tutto il disco rimane costantemente a livelli elevatissimi. Nel genere, per ora, il miglior lavoro degli ultimi anni. Quasi il massimo dei voti, quasi la perfezione assoluta. Impossibile chiedere di più. Clamoroso.
Piercarlo Tiranti (feed the Pier)