04-02-2007
NOYCE tm
"Coma"
(Focile Art Tribe/Audioglobe)
Time: (58:13)
Rating : 7
Il duo tedesco formato da Florian Valentin Schäfer ed Oliver Fritz Goetz (entrambi con un passato nei Silence Gift, autori di due album, due singoli ed un 'best of') è rimasto fuori dalle scene per ben sei anni dopo l'uscita dell'EP "White Hypnotised Noise", e solo oggi, dopo un lunghissimo periodo di riflessione speso a fianco del noto producer Olaf Wollschläger (In Strict Confidence, Melotron etc...), torna a farsi sentire col secondo full-lenght "Coma", splendidamente confezionato in un digipack dalla sontuosa veste grafica e disponibile anche in edizione limitata (con bonus-tracks e DVD annesso). Il debut del '99 "The White Room" aveva evidenziato una band ancora incapace di modellare in maniera concreta un sound electro/goth eccessivamente dominato dai cliché e penalizzato dallo scarso rendimento vocale di Florian, nonché da un impasto elettronico tutt'altro che entusiasmante; oggi, trascorsi sei anni, i due musicisti paiono aver raggiunto una maggiore concretezza, mostrando ben altre capacità ed un songwriting decisamente più convincente, doverosamente sorretto dall'eccellente produzione che ci si poteva aspettare dal solito, ottimo Olaf. Sono innanzitutto le vocals a funzionare nettamente meglio che in passato, ed anche la costruzione stessa di cantati e refrain evidenzia grandi passi in avanti; musicalmente parlando, il duo appare oggi molto più abile nel plasmare la materia elettronica, e scorrendo la tracklist non mancano certo le potenziali 'hit' dal piglio future-pop (che ha relegato in secondo piano le precedenti influenze gothic) e dal bpm incalzante, come dimostrano le solide "Karmacoma", "Headland" ed "Hypnotized" e le più canoniche "The Darkest Years", "Mensch" e "Sleepwalker". L'album trova il suo bilanciamento con esempi di elettronica più cadenzata ed intensa come "Year 03" e "Man On The Moon", nonché con interessanti variazioni come la serpeggiante title-track e la drammatica "Wachkoma", ed alla fine il songwriting, pur senza picchi degni di tal nome (ma anche senza particolari cadute di tono), si mantiene costantemente su discreti livelli. Ora che capacità ed esperienza fanno parte del bagaglio della band, è lecito attendersi da essa un terzo album in grado di rappresentare una vera svolta (e non soltanto dei fisiologici miglioramenti), sperando di non dover attendere altri sei anni...
Roberto Alessandro Filippozzi