27-06-2012
7JK
"Anthems Flesh"
(Redroom)
Time: (58:02)
Rating : 8.5
Il numero '7', ad indicare il 'sette' tedesco che corrisponde a Sieben, noto solo-project dell'amato violinista/cantante inglese Matt Howden, e le iniziali 'JK', che corrispondono al duo polacco Job Karma: questi i nomi coinvolti nell'inattesa quanto graditissima collaborazione, divenuta supporto fisico grazie a quella Redroom che Matt ha (ri)avviato con piglio sicuro. Racchiuso nell'elegante confezione digipak completa di (ottimo) booklet, il dischetto si compone di 13 brani nei quali, magistralmente e con risultati davvero importanti, l'estro electro-ambient-industrial di Aureliusz Pisarzewski e Maciek Frett si combina con personalità ed immane forza espressiva al genio violinistico ed alla voce appassionata di Sir Howden. Non più minimali e criptici come ad inizio carriera (a cavallo tra la fine dello scorso millennio e l'inizio di quello nuovo), i polacchi sanno ora offrire una vastità di soluzioni ritmiche e melodiche sulle quali Matt, tanto col suo magico violino - e la fidata pedaliera per i loop - quanto con la sua inconfondibile e suadente voce, va letteralmente a nozze, come dimostra ogni frangente di questa preziosa opera prima a firma 7JK. Verosimilmente ispirati dall'idea di base, i Job Karma regalano quelle che a ragione possono essere viste come le loro cose migliori in assoluto: pregiati manti ritmico-sonori che catturano per impatto, sfumature e capacità di avvolgere l'ascoltatore, sui quali Matt innesta le sue fenomenali fughe con l'archetto, cantando testi profondi con quella tangibile, pura e sincera passione per cui l'intera scena lo ha meritatamente eletto a figura di spicco. "Anthems Flesh" è un lavoro la cui bellezza pervade ognuno dei 58 minuti della sua durata, e quindi da scoprire ed assaporare fino in fondo e senza interruzioni: la qualità dei brani (e del suono) è ai massimi livelli, con picchi favolosi come il vortice magnetico di "Wroclaw In The Rain" (dove l'elettricità si può toccare con mano e l'intreccio ritmico-melodico risulta a dir poco seducente), la passionalità tipicamente Sieben della sontuosa "Boxed In Green" ed una "The World's Pain" dai suoni incantevoli, capace di accendersi con classe cristallina e di sprigionare una tensione emotiva davvero unica. C'è anche Keith Howden, poeta che già collaborò col suo consanguineo Matt al libro-CD "The Matter Of Britain" nel 2009, qui presente col recitato che marchia la sospesa title-track, mentre l'impeto tellurico di "Dirty City", che bene inaugura l'opera, viene ripreso come atto finale, a chiudere il cerchio in maniera logica. Ma ogni altro frangente del dischetto, dal dimesso grigiore della scura e serpeggiante "Dear Claire" ai ruvidi tratti dark dell'ossessiva "End Of The Year", passando per la buona e personale cover di "Maid Of Orleans" degli OMD (1981) e per la malinconia avvolgente di una "47 Words For Sheffield" dove Howden compie irresistibili magie col suo violino, saprà catturarvi con tutto il carisma ed il magnetismo che i tre protagonisti di questa magnifica e riuscitissima collaborazione a sei mani riescono puntualmente ad esprimere attraverso le proprie indiscutibili ed alte doti artistiche. Se già solo i nomi coinvolti dovevano farvi drizzare le antenne, ora ci permettiamo di metterci noi la faccia, dicendo senza mezzi termini che chi ha amato anche uno solo fra Sieben o i Job Karma non dovrà per alcun motivo esimersi dall'acquisto, mentre eventuali curiosi ed ignari faranno bene a sondare contenuti artistici di simile pregiatissima fattura, se non desiderano perdersi un autentico e fulgido gioiello.
Roberto Alessandro Filippozzi