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Room 107

13-06-2012

STEVE ROACH

"Back To Life"

Cover STEVE ROACH

(Projekt)

Time: CD 1 (73:39); CD 2 (69:59)

Rating : 7

È difficile trovare artisti di certo calibro dalla carriera più prolifica di Steave Roach, emblema di quell'ambient sintetica che ha abbracciato territori di qualunque tipo, in un'opera immensa che tocca con quest'annata il trentennale. È però anche ben risaputo che la musica di Roach, pur vantando decine di collaborazioni e innumerevoli uscite (da gennaio già cinque, e il 2011 non era stato da meno), non è mai stata delicata nella sua proposta ostica. Steve Roach, 57 anni compiuti a febbraio, è ormai musicista e compositore dall'affermazione e caratura pari ad altri irraggiungibili demiurghi come Vangelis o Klau Schulze, e sarebbe quasi controproducente tentare ad ogni nuovo lavoro di riassumerne la carriera per addentrarsi nei meandri della sua difficile proposta. Basti sapere che questo nuovo "Back To Life", sotto l'egida della Projekt del tanto ineccepibile Sam Rosenthal, è l'ennesima prosecuzione di quel sound inscalfibile e ostinato che ha reso celeberrimo l'artista americano. Che si tratti di lavori solisti, registrazioni dal vivo o collaborazioni con musicisti della stessa vena sonora, gli album di Roach non si discostano mai dal loro archetipo di ambient minimale (tranne che per la parentesi tribal), dal dogmatismo ostinato, ripulita nell'essenziale, dove ad ogni singola emozione è abbinato un unico brano, un sola atmosfera. Mai un cambio di tempo, pochissime e flebili introduzioni stilistiche, sempre qualche ombrosa presenza di altri generi (space music, drone, new age). "Back To Life" è nuovamente ciò: il glorioso contributo di questo musicista alla musica electro-ambient. Brani infiniti, paesaggi lunari, monocromia, perdizione trascendentale (basti pensare che la traccia conclusiva "Mist Of Perception" ricopre l'intero secondo disco, per la bellezza di 70 minuti). Roach conferma come sempre il suo approccio basilare, suonato chissà da quale strumento (forse più di tutti l'anima), nota per nota, prese una alla volta. Musica difficile da descrivere se non si chiudono gli occhi e ci si isola nella sua profondità. L'ennesima pietra miliare dell'universo Roach, indiscutibile quanto inafferrabile. Una buona occasione per le generazioni più giovani per cogliere al meglio la lezione in chiave moderna che una band come i Tangerine Dream può aver offerto alla musica sintetica. E ovviamente un nuovo capitolo obbligatorio per chi vede in Roach il passaggio di missionario dal gruppo tedesco appena citato nell'ambito dell'ambient/tribal/psichedelica. Sarebbe comunque una rinuncia non farsi cullare da episodi come "Cloud Cover", "Tranquility Base" o il già citato brano finale. Ovvio che, nonostante il timbro della Projekt, si tratta di un lavoro solo per i fan più agguerriti. Molti più di quanti se ne possano mai immaginare.

Max Firinu

 

http://www.steveroach.com/

http://www.projekt.com/